Sessantaquattro anni dopo. Il Galles ritorna al mondiale grazie a un autogol. Il calcio prevede epiloghi acidi, l'Ucraina mai aveva perso in qualificazione e play off, a Cardiff ha costruito almeno sei colossali occasioni da gol ma è stata per una deviazione di testa di Yarmolenko su una punizione calciata da Gareth Bale. Partita dei bei tempi, sotto la pioggia gallese, football corretto ma di limiti tecnici evidenti, il significato di questa sfida andava oltre i novanta minuti, la tragedia del popolo ucraino faceva pensare a una soluzione diplomatica ma il calcio, per fortuna, ha leggi diverse, il campo non tradisce a meno di accomodamenti vili, il Galles ha giocato, come si usa dire, con il cuore, difesa compatta ma anche graziata in diverse occasioni dalle conclusioni sfortunate degli uomini di Petrakov che, a un certo punto, ha tolto dal gioco Malinovskyi, il solo che avrebbe potuto sbloccare il risultato con uno dei suoi tiri dalla distanza. Il Galles ha dunque risposto di rimessa, ha atteso, provando a colpire come ha provato Brennan Johnson colpendo un palo. Nessuna protesta, nessun lamento ma football leale, aperto, prevedibili e previste le lacrime degli ucraini, come sono prevedibili e previsti gli esauriti di birre e affini nei pub di Cardiff. L'Ucraina non è riuscita a portare una luce di gioia al suo popolo in guerra ma ha ricevuto sul campo, a fine partita, l'abbraccio e la consolazione di tutti i giocatori gallesi.
I ragazzi di Petrakov hanno onorato l'impegno fino all'ultimo pallone, il football ha altri percorsi e il pianto dei ragazzi sotto la pioggia di Cardiff non può fare dimenticare lo strazio e il dramma di chi ha perso non una partita ma la vita per una guerra bastarda.
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