Se i cantoni esultano per la Svizzera straniera

Feste notturne per la nazionale multietnica indigesta alla Confederazione

Se i cantoni esultano per la Svizzera straniera

L'altra sera Lugano sembrava Napoli. Non parliamo poi di Ginevra, dove il confine tra la Svizzera e la Francia è impercettibile e dove una partita degli Europei può diventare un vero derby. Non appena Yann Sommer, il portiere bonsai (è alto 1.83 e quando fa le foto di squadra si mette in punta di piedi) che si allena con gli occhiali stroboscopici, ha parato il rigore decisivo di Mbappé, tutta la Confederazione è diventata un'enorme Fuorigrotta. Abituati a scaldarsi solo d'inverno, per gli slalom di Zurbriggen o le discese di Cuche, per Vreni Schneider o Lara Gut, orologiai e cioccolatai si sono uniti in tutti i cantoni per un evento che la gran parte della gente rossocrociata non aveva mai vissuto. Era dal 1954, infatti, che la nazionale elvetica non approdava ai quarti di una grande manifestazione, dai Mondiali organizzati in casa 67 anni fa, ma questa volta c'è l'aggiunta di aver eliminato niente meno che i campioni del mondo. E se poi la squadra iridata si chiama Francia, meglio ancora, vista l'inevitabile rivalità con i vicini di casa, la stessa che stimola gli svizzeri contro tedeschi o italiani.

Una festa mai vista da Basilea a Chiasso, da Losanna ad Appenzello, dove la Svizzera perennemente riservata e silenziosa è esplosa in ubriacature e schiamazzi notturni nel nome di una Nazionale multietnica, molto più di quanto voglia esserlo la Confederazione. Per una sera anche chi non ha mai visto di buon grado l'invasione straniera, anche chi ha votato contro l'immigrazione nei continui referendum che animano la Svizzera, si è scoperto felice di avere come connazionali tanti figli di stranieri. Perché se il portiere del miracolo è uno dei pochi svizzeri autentici, nato a Morges, sul lago di Ginevra, i due autori della rimonta, Haris Seferovic e Mario Gavranovic, sono di origini bosniache e croate, e gli altri eroi di Bucarest sono cileni (Rodriguez) e dominicani (Vargas), kosovari (Xhaka, Shaqiri) e macedoni-albanesi (Mehmedi), nigeriani (Akanji), camerunensi (Embolo) e congolesi (Mbabu). Un misto in cui gli unici fuori posto sembrano i pochi switzer-dutch, come Widmer o Elvedi, Zuber o Freuler, ma ormai da queste parti sono abituati da anni a mischiare in nazionale il cioccolato con il kebab, fin dai tempi di Kubilay Turkyilmaz, il turco di Bellinzona che giocò anche nel Bologna. C'era una volta la Svizzera di Jeandupeux e Chapuisat, di Odermatt e del portiere Prosperi, raccontata da Giuseppe Albertini alla tv di Lugano. Quando si andava a Mendrisio per comperare i dadi e le sigarette.

Adesso la Svizzera ha voltato pagina e ringrazia un portiere che fa il food-blogger e si allena con gli occhiali da sole che sviluppano le capacità visive e l'elasticità dei bulbi oculari. Per fermare Mbappé gli è bastata un'occhiata. Hop Suisse.

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