Quando nel 2013 il Real Madrid acquistò Gareth Bale dal Tottenham per 90 milioni di euro, le autorità religiose radicali legate all'Isis emanarono una fatwa contro il presidente del club londinese. Daniel Levy, magnate nel campo della tecnologia, venne definito dai jihadisti «il classico sionista senza scrupoli, mai sazio di ricchezze. Lo faremo a pezzi». Inutile spiegare che per parecchio tempo l'uomo ottenne una scorta da Scotland Yard. Levy, di origini ebraiche, è tutt'ora presidente del Tottenham, il club per cui simpatizza la comunità israeliana di Londra, ma starebbe per fare un patto con il diavolo. Da qualche giorno i tabloid inglesi non parlano d'altro di un accordo tra il massimo azionista degli Spurs e un fondo qatariota per la vendita del 25% delle quote del club. Una boutade? Tutt'altro, la notizia è stata confermata anche dalla stampa di Doha, vicina e spesso addomesticata dalla famiglia Al Thani.
La vicenda sta creando imbarazzo e perplessità: in poche parole il governo di un Paese che finanzia neppure troppo segretamente Hamas, inteso a loro dire come «espressione politica», si sta mettendo in affari con l'alta finanza ebraica londinese. Levy vanta una lunga amicizia con Nasser Al Khelaifi, presidente del Psg, ma soprattutto testa di legno (e di ponte) degli interessi sportivi del Qatar in Europa. Per intenderci il fondo che sta scalando il Tottenham è lo stesso che controlla il Psg in Francia, il Braga in Portogallo e che sponsorizza il Barcellona. Dopo che la famiglia reale saudita è riuscita a comprare il Newcastle, seguendo le orme degli emiri di Abu Dhabi che stanno spopolando con il Manchester City, anche il Qatar vuole il suo giocattolo nella Premier League. Hanno bussato alla porta dello United, che ha risposto picche, riaprendo col Tottenham un canale che era stato chiuso momentaneamente a gennaio.
Gli analisti politici fanno notare che il rigenerato interesse per il Tottenham è arrivato dagli «amici» di Hamas pochi giorni dopo la mattanza dei miliziani col drappo verde in Israele. Si tratterebbe quindi dell'ennesima operazione di sport-washing perpetrata dal mondo arabo per nascondere sotto al tappeto dell'ipocrisia responsabilità e implicazioni nel conflitto.
Si attende ora la posizione dei tifosi del Tottenham, sulla carta poco inclini ad accogliere i qatarioti in casa. Va purtroppo anche detto che i petrodollari sono fino a ora riusciti a far digerire anche le minestre più indigeste. Da Doha sbarcò in Andalusia nel 2010 lo sceicco Ahmed Al Thani, che acquistò il Malaga, squadra della regione più cattolica della Spagna.
La convivenza non partì col piede giusto, ma alla fine i tifosi chiusero entrambi gli occhi sulla provenienza del denaro quando arrivarono Van Nistelrooy, Isco, Joaquin e Toulalan, che trascinarono il Malaga fino ai quarti di finale della Champions League.
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