Se mettersi il "nemico" in casa non funziona

Antonio dopo Lippi e Tardelli: che flop l'usato Juve. L'unica eccezione del Trap

Se mettersi il "nemico" in casa non funziona

Niente, non funziona: è come quando negli Anni Settanta si metteva una pellicola sullo schermo in bianco e nero della Tv per renderla a colori. L'effetto era straniante. Prendi un tecnico vestito di bianco e di nero e mettilo sulla panchina dell'Inter e il risultato è lo stesso: finisce malissimo. L'ultima, isterica, notte di Conte in nerazzurro ha riconfermato l'incompatibilità tra le due tonalità del calcio, sancita pure da quel tweet sgradevole con cui l'acerrima nemica ha fatto i complimenti al Siviglia per la conquista dell'Europa League. Ma non agitatevi: nel 2017 l'Inter aveva fatto lo stesso con il Real dopo la finale di Champions. È sempre stato così, nulla cambia.

Per dire: se siete tifosi nerazzurri vi ricordate certamente di Marco Tardelli, l'eroe del Mundial, catapultato dalla panchina dell'Under 21 a quella del Biscione per valorizzare gente come i giovani Pirlo e Ventola. Che con lui in nazionale erano fenomeni. Era il 2000, Tardelli che nell'Inter ci aveva pure giocato e la Juve mai allenato - li mise più in panchina che in campo e la storia finì con lo 0-6 nel derby che ancora oggi il Milan ha nella sua storia più bella.

Tardelli tra l'altro arrivò al posto di Marcello Lippi (1999), e anche questa non se la dimentica nessuno. Finì un anno dopo il suo arrivo, cacciato (metaforicamente) a pedate da Moratti dopo aver detto - battuto alla prima di campionato dalla Reggina, dopo l'eliminazione nei preliminari di Champions con l'Helsingborg e la sconfitta in Supercoppa con la Lazio - che avrebbe preso la squadra a calci nel sedere. Aveva Vieri e Ronaldo e soprattutto Baggio, la passione del presidente, che lo ricorda così: «Nel ritiro estivo avevo a malapena il diritto di respirare. Un giorno mi disse: qui non c'è posto». Ma il posto se lo giocò Lippi. Non poteva funzionare.

E così ora tocca a Antonio Conte, e prima di lui

ci avevano provato anche Ferrari, Carcano, Carver ed Heriberto Herrera. Ma l'unica storia a colori, alla fine, resta quella di Giovanni Trapattoni e del suo scudetto dei record. E basta questo per capire la sua grandezza.

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