Serie A autoctona, ma in Europa la panchina è straniera

All'estero tutte le big si sono affidate ad allenatori provenienti da altri Paesi

Serie A autoctona, ma in Europa la panchina è straniera
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Può sembrare un paradosso visti i tanti calciatori stranieri che ormai affollano tutte le squadre, ma in Serie A va ancora di moda il Made in Italy. Almeno per quanto riguarda gli allenatori. La scuola di Coverciano resta la numero uno al mondo per i tecnici e i nostri club puntano quasi sempre condottieri local per la panchina. Salvo qualche rara eccezione, 4 per la precisione nell'attuale massima serie, ovvero Fonseca (Milan), Runjaic (Udinese), Fabregas (Como) e Juric (Roma). Quest'ultimo però calcisticamente è ormai un italiano d'adozione, visto che fa parte del nostro calcio da oltre vent'anni. All'estero invece le cose funzionano al contrario: tutte le panchine delle big europee non hanno tecnici indigeni. Il Bayern Monaco in Germania si è affidato al belga Kompany; mentre il Borussia Dortmund ha puntato sul turco Sahin. Stessa cosa in Spagna, dove il Barcellona ha scelto il tedesco Flick per duellare col Real Madrid del nostro Carletto Ancelotti e l'Atletico Madrid dell'argentino Simeone. In Francia comandano uno spagnolo (Luis Enrique al PSG) e un italiano (De Zerbi a Marsiglia).

A proposito di tecnici nostrani: al Chelsea brilla Maresca. In Premier League tutte le big parlano straniero in panchina: al Tottenham c'è il greco Postecoglou, gli spagnoli Arteta e Guardiola guidano rispettivamente Arsenal e Manchester City; mentre gli olandesi Ten Hag e Slot sono al timone di Manchester United e Liverpool.

Sabato a San Siro ci sarà un incrocio speciale tra due allenatori stranieri dal percorso antitetico. Le aspettative maggiori avevano accompagnato lo sbarco di Fonseca al Milan, dove finora il portoghese stenta ad ingranare. Alti (il derby vinto) e bassi (le 4 sconfitte in 9 gare ufficiali) che lasciano in sospeso il giudizio sull'ex guida tecnica del Lille. Tutt'altro clima invece intorno a Kosta Runjaic (nella foto), che era sbarcato a Udine tra lo scetticismo generale. L'ex assicuratore era sconosciuto al grande pubblico e vantava come esperienza più importante l'aver allenato il Legia Varsavia in Polonia. Adesso il sentiment in Friuli è totalmente ribaltato. La sua Udinese gioca bene e vola: terzo posto in classifica e il sogno di tornare in Europa non appare più un'utopia. Merito di questo allenatore di origine croata, nato a Vienna ma di formazione calcistica tedesca.

Un melting-pot di culture che nella squadra più straniera del campionato (in rosa ci sono solo 2 italiani: Padelli e Lucca) ha trovato l'habitat naturale per imporsi. Tanto da presentarsi a Milano, guardando in classifica dall'alto in basso il più celebre collega.

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