È un campionato vintage che riscopre vecchi ruoli, quelli che il calcio moderno pensava di aver messo da parte. Il regista e la punta, sacrificati tra schemi e falsi nueve, in nome dell'organizzazione e di attaccanti di movimento. Adesso si torna all'antico, un Fabio Capello e un Gigi Riva non si negano a nessuno. In mezzo al campo ad esempio tornano i dispensatori di idee, dove spesso governano muscoli e corsa. La Juve ha perso il maestro del ruolo, Andrea Pirlo, ma per un paio di anni ha fatto apprendistato quel Claudio Marchisio che ora ne raccoglie l'eredità. Cambiano le caratteristiche, non il senso. Sarri nel contratto firmato con De Laurentiis aveva posto una sola condizione: che a Napoli lo seguisse quel Valdifiori, a cui aveva affidato le chiavi del centrocampo del suo Empoli rivelazione. Nella Capitale solo due giocatori sono stati blindati: la Roma non può fare a meno dell'ultimo passaggio di Pjanic. Lotito ha respinto grandi offerte per Biglia, anzi gli ha fatto rinnovare il contratto. E Pioli ha dato all'argentino la fascia di capitano. Indispensabile.
Non come Kovacic che sembrava destinato alla regia dell'Inter, invece Mancini lo ha sacrificato in nome del fair play finanziario dopo un'estate passata a fargli fare il metronomo. Bocciato il croato o forse era solo un riempitivo perché il Mancio ora chiede a gran voce Felipe Melo, questione di personalità. Restando a Milano, il Milan ha blindato De Jong in scadenza di contratto, ma per il centrocampo di Mihajlovic dopo Soriano si continua a fare il nome di Witsel, uno che sotto i ricci ha le idee chiare su come far girare la palla. La Fiorentina ha perso Pizarro, ma si è rifatta con Mario Suarez, il Torino ha scommesso sul giovane Baselli chiuso all'Atalanta dall'esperto Cigarini. Anche le piccole vogliono registi: Magnanelli non lo tocca nessuno al Sassuolo, il Verona ha la novità Viviani, di cui si dice un gran bene. L'Udinese inizia ad apprezzare Guilherme, mentre la Sampdoria ha fatto il colpo Fernando. Può sembrare una contraddizione, ma il campionato che perde Pirlo l'americano, fa il pieno di registi.
Da un campione del mondo che se ne va a uno che resta è fa scuola. L'anno scorso ha vinto la classifica cannonieri e ha fatto riscoprire il «9». Luca Toni indica la strada, il suo Verona addirittura raddoppia mettendogli al fianco Pazzini. Quel Pazzo che al Milan non vedeva il campo, ma adesso sulla panchina rossonera non c'è piu' Inzaghi e allora anche Mihajlovic ne piazza due in area di rigore: Luiz Adriano e Bacca. Pure la Juve campione d'Italia riscopre l'ariete dopo un anno in cui Llorente s'e' visto poco: dentro Mandzukic che più nove non si può per dimenticare Tevez. L'Inter non ha mollato Icardi, anche lui capocannoniere al pari di Toni, anche lui come Kovacic corteggiato dal Real, ma per l'argentino a differenza del croato, l'Inter ha chiuso la porta. La Roma vuole risolvere il problema con la torre Dzeko. Il bosniaco spodesta Francesco Totti, in pochi c'erano riusciti, un nome su tutti Batistuta, non a caso un nove d'autore. Non ce l'ha fatta Mattia Destro che riparte cerca di rilanciarsi a Bologna dopo aver tentato col Milan. Senza dimenticare le vecchie conoscenze Higuain e Klose (e il vice Djordjevic) su tutti, ma anche Denis e Gilardino, che vuole continuare a far gol a Palermo al posto di Belotti finito al Torino.
A proposito di Fiorentina il dopo Gomez è Kalinic: «Mi ispiro a Ibra».
Potrebbe ritrovarselo di fronte al ritorno, non domenica. Un nove non si nega a nessuno e la Sampdoria azzarda l'ennesimo ritorno di Balotelli. Un nove da sempre in cerca di se stesso. In una serie A che riscopre ruoli dimenticati anche i ritorni sono vintage.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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