Da Israele all'Italia, un viaggio di rientro complesso e complicato per la maestosità della carovana rosa, per il materiale da trasportare, ma tutto fila via alla perfezione. Anche questo è il Giro d'Italia: una macchina pachidermica, che si muove con assoluta agilità.
Si ricomincia a pedalare oggi, con la quarta tappa, da Catania a Caltagirone: 198 km in programma. Non ci sono grandi salite, ma non c'è nemmeno un metro di pianura. Insidioso, come tutta la tappa, l'ultimo chilometro, adatto a corridori scattanti, capaci di leggere la corsa e le situazioni. Tappa per finisseur, non certo per velocisti, come Elia Viviani, vincitore di due tappe su tre, che oggi dovrebbe invece fare da spettatore. Non è detto che qualche uomo di classifica, che ha pagato più del dovuto nella crono inaugurale di Gerusalemme, provi a inventarsi qualcosa. Diego Ulissi, ma anche Domenico Pozzovivo, il primo degli italiani in classifica generale, su uno strappo così potrebbero essere pericolosi per tutti e cercare l'impresa.
«È chiaro che nella crono speravo e pensavo di perdere meno terreno - ha spiegato durante il viaggio da Israele all'Italia Fabio Aru - Ma le cadute del mattino (Froome, Angel Lopez e lo sfortunatissimo Siutsou, ndr), mi hanno condizionato un pochino. Non sembra, ma nella testa certe cose restano, e poi rischiare per che cosa: per dieci o venti secondi in meno? Il Giro è lungo, e c'è ancora tantissima strada da fare.
Il Giro è solo all'inizio», ha detto Aru, uno dei favoriti alla vittoria finale con Froome e Doumulin.Poi il campione d'Italia ha aggiunto: «Già nella tappa di oggi ci sarà da stare attenti: è una frazione molto insidiosa, con un finale delicato. Inventare qualcosa? Se capita l'occasione...».
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