È stata depositata dal giudice Pietro Rogato la sentenza di fallimento del Parma Calcio. Nominati anche due curatori fallimentari: sono i commercialisti parmigiani Angelo Anedda ed Alberto Guoiotto. L'incarico affidato ai due professionisti è quello di gestire il club coordinandosi con il tribunale e il comitato dai creditori, accertare l'entità delle passività fallimentari e le eventuali responsabilità degli organi sociali, oltre a liquidare le attività della squadra anche attraverso la vendita dei beni aziendali. Compito dei curatori sarà anche quello di verificare se ci siano le condizioni per la squadra ducale per proseguire e concludere il campionato. I debiti complessivi del Parma ammontano a 218.446.754,61 euro, con un patrimonio netto negativo di 46.696.901 euro.
Poco più di venti minuti è durata l'udienza pre fallimentare, che si è svolta a porte chiuse al tribunale della città ducale. La Procura e i creditori hanno ribadito la necessità di far fallire la società gialloblu. L'avvocato Osvaldo Riccobene, membro del collegio sindacale, che rappresentava il Parma, nel corso dell'udienza non si è opposto. Insieme a lui c'era anche Marco Preti, direttore amministrativo e finanziario del club. Nessuna traccia, invece, dei rappresentanti del presidente Giampiero Manenti, da ieri in carcere a San Vittore (è stato arrestato nell'ambito di un'operazione antiriciclaggio).
Riccobene e Preti hanno depositato una memoria per illustrare le condizioni in cui versa la squadra e ricostruire tutti passaggi che l'hanno portata alla soglia del fallimento. Adesso la palla passa ai giudici, che si sono riservati di decidere le sorti del club. L'ipotesi più probabile è che il Parma sia posto in esercizio controllato, soluzione che permette in caso di fallimento di evitare il rischio di vedere ridimensionata o limitata la possibilità di vendere i valori aziendali funzionanti o appetibili. Le redini passerebbero quindi ad uno o più curatori fallimentari, con il compito di valorizzare gli asset della società e iniziare a ripianare i debiti. Questa soluzione tra l'altro permetterebbe al Parma di terminare il campionato in corso, grazie anche al contributo di circa 5 milioni di euro che la Lega Calcio si è detta pronta a mettere a disposizione dei gialloblù. Se alla fine dell'esercizio controllato, però, la squadra non dovesse aver raggiunto il pareggio, non resterebbe altra soluzione che il fallimento. "Le decisione potrebbe arrivare già nelle prossime ore", ha detto Riccobene al termine dell'udienza.
"Oggi pomeriggio andrò a Collecchio per incontrare i giocatori e spiegherò loro la situazione - ha aggiunto - come ho già fatto con i dipendenti nei giorni scorsi". L'obiettivo, ha assicurato, è quello di "mantenere i veri valori della società, cioè i dipendenti, alcuni giocatori e il valore patrimoniale del club". Quanto alla partita di domenica con il Torino "credo che si potrà giocare - ha concluso Riccobene - anche se i problemi economici rimangono, non solo per la sicurezza allo stadio, ma perfino per il caffè".
Il futuro del Parma è ancora molto incerto.
Di sicuro la squadra di Donadoni domenica scenderà in campo contro il Torino. I tempi sono molto stretti (per gli adempimenti burocratici) ma la Lega vuole evitare di far slittare un'altra partita visto che ha appena fissato le date dei due recuperi contro Genoa e Udinese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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