"La Signora ha bisogno di maturare. È una squadra frenata dal peccato di gioventù"

Il portiere icona Dino Zoff: "E poi siamo ancora in corsa nel campionato"

"La Signora ha bisogno di maturare. È una squadra frenata dal peccato di gioventù"
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Se l'intenzione è quella di rilanciate una polemica anti-Juve, Dino Zoff non è certo la persona giusta da intervistare. Da lui infatti non sentirete mai una parola «contro» la società che fa parte del suo DNA di uomo leale e di campione sportivo: due «entità» che in Zoff, 83 anni, sono da sempre le facce di una stessa medaglia.

Ma se invece si vuole comprendere - senza ricorrere alla scorciatoia dei toni esasperati - l'essenza del momentaccio bianconero, allora non si può non riflettere sulle parole pacate del più grande portiere italiano che con la Juventus e la nazionale azzurra ha vinto più di tutti. Epopea agli antipodi del calcio di oggi illusoriamente «moderno», ma che in realtà è un football 2.0 gonfio di scandali e sceneggiate; presidenti-fantasma e proprietà straniere; ologrammi al posto del cuore e compravendite di giocatori decise dagli algoritmi dell'«intelligenza artificiale»: roba lontana anni luce dall'«intelligenza naturale» della copia Agnelli-Boniperti quando in casa della Vecchia Signora vigeva il motto «Vincere tutto e subito». Oggi invece

Zoff, ha seguito l'ultima Odissea della Juve eliminata anche in coppa Italia dall'Empoli?

«Brutta serata».

L'ennesima. Che fa seguito al flop in Champions. Restano delusione e fischi.

«I tifosi sono amareggiati».

Stagione fallimentare?

«Siamo ancora in corsa in campionato».

Dietro quel «siamo» c'è tutto l'amore che ancora prova per quella maglia?

«La Juventus è parte integrante della mia vita».

E viceversa.

«Se qualcuno lo ricorda, mi fa piacere. Penso di aver seminato bene».

Impossibile dimenticarlo. La bacheca zeppa di cimeli parla da sola. E nelle foto storiche più gloriose Zoff non manca mai.

«Niente paragoni col passato, per carità».

Dopo la sconfitta ai rigori contro l'Empoli, Motta ha detto: «Ci dobbiamo vergognare. Scusateci, abbiamo toccato il fondo». Parole dure.

«Se le ha usate, avrà le sue buone ragioni».

Non c'è il rischio di deprimere ulteriormente l'ambiente piuttosto che risollevarlo?

«Un tecnico deve avere il diritto di esprimersi come meglio crede. Motta lo ha fatto con l'onestà intellettuale di chi non cerca scuse».

Le riserve dell'Empoli che eliminano i fuoriclasse della Juve. Se lo aspettava?

«No. Ma il calcio è bello perché imprevedibile. Merito all'Empoli».

Motta ha accusato: «Ci sono giocatori che abbassano gli occhi, non vogliono prendersi responsabilità». Quelli del passato erano campioni con una tempra diversa...

«Ripeto: i paragoni tra ieri e oggi sono improponibili».

Ma cosa deve fare la Signora per tornare ad essere ammirata?

«Avere pazienza e trovare all'interno le motivazioni per risollevarsi».

È ottimista?

«Sì. La squadra è giovane.

Dovrebbe essere un punto di forza, paradossalmente invece il «peccato di gioventù» si sta rivendo un freno

«Vero. Ma la qualità non manca. Sono arrivati talenti importanti. Con più maturità in futuro rivedremo una Juve all'altezza della sua tradizione».

Già, il «futuro». Ma nel presente che si fa?

«C'è da combattere ancora in campionato per consolidare la qualificazione Champions».

Obiettivo minimo.

«Ma importante. Le potenzialità per rilanciarsi ci sono».

Sempre con Motta in panchina.

«Motta è un ottimo tecnico. Giovane. E anche lui deve fare esperienza. Ribadisco: bisogna saper attendere».

Ma i tifosi hanno fretta...

«Bisogna voltare pagina, tornare a correre con abnegazione e rispetto per una maglia che esige massimo impegno».

In un'intervista ha dichiarato che «Stare alla Juve era come lavorare alla Fiat. Risultati, ordine, disciplina».

«Confermo».

Oggi la Fiat ha cambiato nome: si chiama Stellantis, dal latino

«Stello» che significa «essere illuminato di stelle»; la Juventus continua invece a chiamarsi nella stessa maniera, magari sperando che le nuvole passino. E il cielo torni come ai tempi di Dino Zoff.

Illuminato di stelle.

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