A uscire, a rientrare, sopra o sotto la barriera. All'incrocio dei pali o a spiazzare il portiere grazie a una deviazione (in)volontaria, “coccodrillo” di Brozovic permettendo. Stiamo parlando dei calci di punizione, i calci piazzati che rappresentano forse la modalità più affascinante per gonfiare la rete. Una specialità che però, almeno in Serie A, è come l'orso bruno marsicano: una specie protetta e in via di estinzione. La Gazzetta dello Sport ha dedicato un articolo alla scomparsa dei gol su tiro da fermo. La statistica è impietosa. Considerando gli ultimi 15 anni, la stagione in corso è quella dove si è segnato meno su punizione diretta: appena nove trasformazioni in 24 giornate, in cui sono stati realizzati in tutto 635 gol. La percentuale è davvero bassa: 1,41 per cento.
Poco, pochissimo. Basti pensare che solo 10 anni fa, campionato 2008/2009, si contarono 43 gol su palla inattiva (il 4,35 per cento del totale). Altri tempi? No, perché il dato riferito al campionato in corso rimane preoccupante se confrontato con quello della passata stagione, dove si erano segnate 36 reti su punizione diretta su 1017 gol realizzati in 38 giornate: il 3,53 per cento. Il motivo di questa recessione? In realtà ce n'è più di uno. Per capirlo, abbiamo raccolto le testimonianze di due ex calciatori di Serie A che ai calci di punizione hanno dedicato una fetta importante della loro carriera: un portiere, Fabrizio Casazza, e un grandissimo specialista sulle palle inattive: Riccardo Allegretti. Prima, però, una breve introduzione storica sul calcio di punizione e i principali interpreti di questa specialità.
Dalla "foglia morta" di Corso alla "maledetta" di Pirlo
Ah, il calcio di una volta, quando si giocava sempre e solo di domenica pomeriggio. Il pallone era di cuoio, le scarpe ingrassate, le maglie di lanetta e i ritmi di gioco compassati. Ma che qualità. Chiedere per informazioni a Mariolino Corso, il "piede sinistro di Dio", ala pigra ma geniale che fece le fortune della Grande Inter allenata da Helenio Herrera. Perché geniale? Per le sue punizioni "a foglia morta". "L'uomo in più, colui che ha portato alla perfezione ultraterrena il calcio di punizione a palombella. Quattro passi di rincorsa, sinistro liftato, palla che sorvola con inesorabile lentezza la barriera, portiere avversario annichilito mentre la palla si adagia beffarda in rete". Parole e musica dello scrittore Edmondo Berselli (1951-2010) che, al numero 11 nerazzurro, ha dedicato il libretto "Il più mancino dei tiri".
Mariolino Corso, nel secondo dopoguerra, è stato il primo vero grande interprete di questa specialità. Chiedere per informazioni a Tommy Lawrence, il portiere del Liverpool beffato da una foglia morta nel ritorno della semifinale della Coppa dei Campioni 1964/1965 che avrebbe consegnato alla leggenda il mito di Herrera, Angelo Moratti, Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin e tutti gli altri. "Un mio erede? Non ne vedo", ama ripetere da decenni Corso. Eppure, tra gli anni Settanta e Ottanta, sul palcoscenico della Serie A sono saliti altri superbi interpreti del calcio di punizione. Impossibile citarli tutti: per motivi di spazio ci limitiamo a Michel Platini, Diego Armando Maradona, Zico e Paulo Roberto Falcao. Fino all'esplosione degli anni Novanta e Duemila: il periodo d'oro di Sinisa Mihajlovic, Alessandro Del Piero, Roberto Baggio, Francesco Totti, Andrea Pirlo e molti altri.
I freddi numeri spiegano bene l'aumento improvviso, rispetto al passato, del numero di gol su calcio di punizione nei due decenni a cavallo tra secondo e terzo millennio. Basta leggere la classifica dei gol su punizione nella storia della Serie A. Ai primi 10 posti ci sono calciatori sotto i 60 anni di età. Primi a pari merito Sinisa Mihajlovic e Andrea Pirlo con 28 gol a testa. Del Piero è terzo a 22, Baggio e Totti quarti a 21, “Magic Box” Zola sesto a 20, Pjanic settimo a 15, Maradona ottavo a 14 e noni – tutti a quota 13 reti – Chiesa, Platini e Recoba. L'unico giocatore in attività presente nella top 10 è lo juventino Miralem Pjanic. Come mai?
Riccardo Allegretti: "Poca qualità. La punizione perfetta..."
Torniamo alla domanda iniziale: quali sono le ragioni del crollo del numero di gol su calcio piazzato? A rispondere è uno specialista che in 20 anni di carriera ha segnato da fermo in una trentina di occasioni ("Il numero esatto non me lo ricordo", ride sotto i baffi). Si tratta di Riccardo Allegretti, ex centrocampista - tra le altre - di Como, Bari, Triestina e Barletta. "Solo 9 gol segnati quest'anno su punizione in Serie A? Secondo me il problema è legato alla minore abilità dei battitori. Può essere che dietro a questo crollo ci siano fattori come il minor numero di punizioni concesse, una maggiore bravura dei portieri, difensori più attenti a non fare fallo e marcature meno soffocanti. Ma resto della mia idea: se uno è bravo, non c'è bisogno di tre tentativi per fare gol".
Eppure, negli ultimi anni sono stati introdotte alcune novità che in teoria dovrebbero aiutare chi si incarica della battuta di una punizione diretta: lo spray per tenere la barriera alla giusta distanza e i palloni più leggeri. "In effetti – spiega 'Bubba' Allegretti, soprannome risalente ai tempi della Triestina – l'utilizzo dello spray dovrebbe avvantaggiare i battitori. È un fatto che rende il problema ancora più evidente. Ai miei tempi, chi stava in barriera faceva uno o due passi avanti fino ad arrivare a 7 metri dal punto di battuta, che da regolamento dovevano essere 9,15. E infatti, in allenamento, mettevo la barriera a 7 metri e mezzo proprio per ovviare a questa brutta abitudine!". Senza dimenticare i palloni più leggeri... "Senza dubbio. C'è stato un periodo, sarà stato il 2008, in cui nel calciare il pallone cercavo la valvola. In questo modo la sfera assumeva una traiettoria imprevedibile".
Cosa è cambiato negli ultimi 10 anni? "Dal mio ritiro ho smesso di allenarmi e di battere punizioni, dunque non saprei. Di sicuro posso dire che in passato si tirava pochissimo dalla distanza proprio per il peso del pallone. E infatti oggi, rispetto a qualche anno fa, si cerca più spesso la soluzione da fuori". Quindi la domanda più importante: come si calcia la punizione perfetta? Allegretti, spiritoso, confessa: "È quello che fa gol! Conta solo questo. Puoi batterlo pulitissimo ma se non finisce in rete che senso ha? Le punizioni che ho calciato meglio in carriera si sono stampate all'incrocio dei pali". Nella sua carriera Allegretti di gol su punizione ne ha segnati tanti. Il più bello? "Triestina-Brescia, 21 marzo 2008. Punizione per noi da posizione defilata sulla sinistra. Ho battuto forte di destro sul secondo palo, la palla si è abbassata improvvisamente e ha accarezzato il palo prima di insaccarsi".
Oggi Allegretti è allenatore del Primorje, nella Promozione del Friuli-Venezia Giulia. “Ho cominciato a 37 anni al Cologno, nella Terza Categoria lombarda. Sono partito dal basso con il solo obiettivo di imparare. Dopo un anno e mezzo mi sono trasferito a Trieste. Se alleno i miei giocatori sui calci piazzati? Specialisti si nasce, non si diventa...".
Fabrizio Casazza: "Meno falli e meno specialisti"
Per uno che batte un calcio di punizione verso la porta, c'è un altro che deve impedire al pallone di entrare. In ogni modo: con la barriera, i guanti e un pizzico di fortuna: è il portiere. Come Fabrizio Casazza, 18 presenze in Serie A con le maglie di Venezia, Lazio e Udinese. La sua analisi ha molti punti in comune con quella di Allegretti. “A livello di qualità, rispetto al passato, c'è qualcosina in meno. Il dato di quest'anno può anche essere legato al caso, ma è indiscutibile il calo della media dei gol realizzati su punizione”, esordisce Casazza. Per l'ex portiere genovese – oggi allenatore in seconda e preparatore dei portieri del Savona, Serie D – oltre all'aspetto tecnico c'è anche quello legato al modo di arbitrare.
"Che è cambiato parecchio. Una volta certi falli dal limite venivano sanzionati, ora invece si tende a lasciar correre. Oggi i contrasti, per essere sanzionati con una punizione, devono essere molto fallosi. Per me – prosegue Casazza – il calcio si è 'basketizzato': il difensore prende posizione e quindi non fa più fallo". Quindi i direttori di gara sono più tolleranti che in passato? "Certamente sì, ma c'è dell'altro. Vedi la cancellazione della volontarietà e involontarietà del fallo di mano. E poi i palloni più leggeri... Tanto per capirci, oggi i portieri – a parte la posizione più avanzata tenuta per motivi tattici – escono molto di meno perché la palla sai dove parte ma non dove arriva", spiega l'ex portiere della Sampdoria.
A cui chiediamo anche dell'ipotesi che i portieri siano più "preparati" che in passato. "Oggi studiano moltissimo, mentre ai miei tempi tutto era più che altro lasciato al singolo. Ad alti livelli il portiere, insieme al preparatore, in settimana analizza con i video le abitudini dell'avversario. Non solo sui rigori, ma anche sulle palle inattive: calci d'angolo e ovviamente punizioni dirette e indirette". Ma gli specialisti esistono ancora? "Sì e ognuno ha il suo modo di calciare: Kolarov e Milik, gli unici ad avere segnato 2 gol in stagione su punizione diretta, usano più la forza della precisione, mentre Dybala unisce entrambe le cose. Bravi anche Insigne e Bernardeschi. Però ho notato una cosa. Prima, chi poteva tirare subito in porta lo faceva quasi sempre. Ora, invece, si tende a cercare lo schema o buttare il pallone in area di rigore sperando nello stacco di testa dei compagni bravi a colpire di testa.
Ma come si para un calcio di punizione? "Il fattore decisivo è la posizione: se sei piazzato male è finita. Poi c'è la struttura fisica del portiere: più è alto e più probabilità ha di evitare il gol. Altre variabili? L'intuito del portiere nel prevedere la direzione del tiro, la barriera e... un po' di fortuna". L'ultima domanda è beffarda: i più bei gol su punizione incassati in carriera. "Brutti ricordi! Serie B 1996/1997, Cosenza-Torino 1-2. Ribaltammo il risultato dopo il gol di Angelo Alessio. La palla entrò all'incrocio dei pali, quella volta rimasi di stucco. E poi... Serie B 1995/1996, Reggina-Verona 1-1. Al Granillo – racconta – si scatenò Ceramicola. Prima prese l'incrocio dei pali, ma al secondo tentativo non mi diede scampo. Ma io sono passato alla storia per un altro motivo. Fiorentina-Venezia 3-0, stagione 1999/2000, Batistuta segnò a me i suoi ultimi due gol in maglia viola. E il penultimo proprio su punizione...".
Conclusione
Dunque, tolta la possibile incidenza del caso, i pochi gol su punizione segnati quest'anno sono dovuti a una serie di fattori. Allegretti e Casazza concordano sul più importante: la progressiva scomparsa dei cosiddetti specialisti, a cui aggiungere in seconda battuta il minor numero di falli, dovuto a un arbitraggio meno severo che in passato e a difese che ricorrono alle maniere forti solo in casi eccezionali, preferendo coprire più gli spazi che l'uomo.
Poi, volendo, si può parlare anche di quei giocatori che l'anno scorso, da fermo, segnavano a grappoli: vedi gli juventini Dybala, Pjanic e Bernardeschi, a secco in questo campionato e autori l'anno scorso rispettivamente di 4, 3 e una rete su punizione diretta. Poco male per la Juventus, che nella Serie A 2018/2019 ha segnato 17 dei suoi 52 gol sugli sviluppi di un calcio piazzato, quasi uno su tre. Questa sì una percentuale di tutto rispetto...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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