«Il tennis italiano sta crescendo». Ce lo diciamo da un po' tra di noi, magari anche un po' sottovoce. Ma se la frase esce dalla bocca di Jannik Sinner appena uscito vincitore da un match contro Stefanos Tsitsipas, allora forse si può dire più forte. Sarà il silenzio del Foro Italico, spezzato giusto da qualche applauso degli addetti ai lavori presenti nella bolla, ma in questi giorni a Roma il nostro tennis sta facendo rumore. Otto azzurri al secondo turno: è record. Già tre negli ottavi di finale, e se oggi Sonego o Fognini facessero un'altra impresa sarebbero almeno quattro: altro record. E poi già un italiano nei quarti, visto che Berrettini e Travaglia si incroceranno al prossimo turno: se fossero due sarebbe un altro primato. E insomma: un meraviglia. La domanda è: perché proprio ora?
Se lo chiedi a loro, ognuno dà una risposta diversa. Eppure c'è un punto in comune, che per esempio il diciottenne Lorenzo Musetti ha chiarito con grande maturità dopo aver asfaltato martedì sera il vincitore di tre Slam Wawrinka: «L'essere venuti fuori un po' nello stesso periodo toglie pressione. Per esempio Jannik: fosse solo lui, tutti gli starebbero addosso. E invece così ci dividiamo l'aspettativa e possiamo crescere con pazienza». Già, l'ingrediente fondamentale per diventare grandi che a noi italiani è spesso mancato. Ma ora sembra tutta un'altra storia, se lo stesso Sinner è seguito da un coach come Riccardo Piatti che esalta il valore della sconfitta per costruire le vittorie. A 18 anni si fa così. Si deve fare così. Ed infatti Jannik l'ha spiegato alla fine del match di ieri, nel quale è stato avanti 6-1, 5-2 e si è trovato a perdere il tie break del secondo set dopo aver fallito due match point e preso un warning per aver scaraventato la palla in piccionaia. «Ogni tanto ci vuole... Però sono rimasto tranquillo perché sapevo in quei momenti di aver fatto la scelta giusta ma di aver sbagliato il colpo. Fosse stato il contrario sarebbe stato grave, invece così ero a posto con me stesso». Infatti al terzo ha vinto senza problemi.
E dunque la somma di tutto questo - per dire: dietro stanno già spingendo anche Zeppieri e Nardi - la fa Matteo Berrettini, ormai navigato Top 10 anche nella sfida in cui ha battuto Coria: «Non so se sia merito mio, il tennis in fondo è uno sport individuale. Però sento dire da questi ragazzi che io sono un esempio per loro, e questo mi fa piacere. Forse l'assenza del pubblico un po' aiuta, anche se ci manca moltissimo: quando entri qui sul campo a Roma e senti il boato ti dà grande forza, però ti mette anche grande pressione. Ecco, per loro ce n'è un po' meno e trovano più coraggio a giocare come sanno». Sarà così, intanto Matteo si troverà appunto contro Stefano Travaglia, trascinato a 29 anni a due imprese consecutive contro Fritz e Coric. E anche chi perde, come Caruso, riceve i complimenti di uno come Novak Djokovic: «Mi ha reso le cose difficili: è uno specialista della terra e ha grande qualità. È stato un ottimo test».
Sarà per questo che poi Novak si è messo seduto in tribuna per mezz'ora a guardare Sinner: gli italiani stanno arrivando, meglio essere preparati. Anche perché Jannik mette in guardia tutti: «Guardate che Musetti è meglio di me...».
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