Kylian Mbappé è rimasto solo. Ha rivolto lo sguardo verso l'arbitro, sperando che l'argentino invalidasse la deviazione di Sommer. Uno, due, tre secondi, poi l'urlo degli svizzeri ha sciolto il sogno del ragazzo francese. Ancora più solo, i suoi sodali stavano altrove, nessuno gli è andato incontro per consolarlo, Pogba stava forse ripensando al balletto da cocoricò con il quale aveva celebrato il terzo gol ma pure quel pallone che gli avevano portato via i lupi di Petkovic per il pareggio finale. Gli allonsenfants erano dispersi sul prato di Bucarest, l'incubo era reale, Deschamps sembrava di colpo un vecchio senza luce, il resto della comitiva non riusciva a credere che fosse tutto vero. Verissimo, crudele ma in fondo meritato, se esiste ancora il criterio del merito in questo sport bellissimo proprio perché ribalta i pronostici, regala isole del tesoro ai naufraghi e manda alla deriva i campioni del mondo, come prima di loro i campioni d'Europa portoghesi e pure i vicecampioni mondiali, i croati.
Il football è questo, un episodio decide il risultato, la carriera di un allenatore, il valore di un calciatore. All'ultimo secondo di una partita ormai senza tempo Conan aveva colpito il palo, quel fotogramma è stato come un segnale di fumo grigiastro, tipico del gioco che per alcuni è scienza da lavagna. Kylian Mbappè ha chiuso la sua valigia senza souvenir se non maligni, il suo viaggio di coppa non è stato bagnato nemmeno da un gol e quell'ultimo fatale errore sarà impossibile da dimenticare e cancellare. La stagione di monsieur 200 millions d'euro non ha avuto onori, sconfitto in Ligue 1, eliminato in Champions league, fuori dall'europeo. Resta in piedi l'ipotesi di un passaggio al Real Madrid ma le premesse sono quelle di un professionista che ha compreso come la carriera non sia soltanto caviale e champagne.
La stessa Francia respira lo stesso gas di Siviglia, era la notte dell'82, anche allora 3 a 1 a diciotto dal termine dei supplementari ma contro i tedeschi e in semifinale, finì ai rigori e Max Bossis ricorda ancora la parata di Schumacher che portò la Germania in finale contro l'Italia. Fuori i campioni, sgonfiati come bambolotti, voci di dentro garantiscono il posto di Deschamps, protetto dal presidente Le Graet che lo vorrebbe come consulente federale e prossimo sostituto al vertice, altre teorie spingono Zinedine Zidane verso il mondiale in Qatar ma la Francia si è risvegliata nuda e finalmente con i piedi per terra. Il recupero di Benzema, comunque positivo, ha trasformato l'identikit tattico della squadra in attacco, la coppia di punta formata da Griezmann Giroud con Mbappé libero di tutto ha portato Giroud in panchina, Griezmann a sacrificarsi lontano dall'area e a caricare tutto il peso su Mbappé-Giroud.
E poi altre zone opache, Pavard e Langlet mediocri, Varane superficiale, Kantè in riserva e il caso Pogba Narciso, con la presunzione di giocare per se stesso e per il proprio contratto futuro. Et maintenant? (Gilbert Becaud).
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