Anche Mariano Rajoy (chissà perché, ogni volta mi viene da scrivere Mariano Rumor) scende in campo sulla vicenda Rossi: «Nello sport come in politica non vale tutto. Il nostro appoggio a Marquez». Il primo ministro di Spagna ha ragione, tuttavia accade che, subito dopo aver cinguettato la fiera lezione etica, sia venuta fuori la notizia che l'Unione Europea sta indagando su un finanziamento illecito di 10 milioni di euro garantiti dallo stato spagnolo al Real Madrid. Dunque, señor Mariano, vale tutto sempre, con il pallone, la motocicletta e la politica.
La Spagna, divisa dagli indipendentisti catalani, di colpo si compatta contro l'italiano prepotente, violento, aggressivo e aggressore del povero Marquez. Il caso diventa politico, come si usa quando c'è di mezzo lo sport, che raggruma sangue, pance e cervelli. Dopo i tedeschi, gli inglesi e i francesi adesso anche gli spagnoli si aggiungono al corteo che manifesta contro gli italiani furbastri, dimenticando i casi propri che sono metà di mille. Di contro gli spagnoli diventano i nostri nuovi rivali, ora più indigesti dei francesi che da sempre consideriamo altro da noi.
Qualcosa si poteva anche prevedere. A metà del giugno scorso, il suddetto Rajoy venne a far visita all'Expo, ricevendo le riverenze di Angelino Alfano che così volle suggellare l'incontro: «La Spagna è un Paese fraternamente amico perché noi siamo una comunità di destino». Rajoy andò a salutare i suoi compatrioti al padiglione Spagna con, al seguito, la stampa del suo Paese ma non quella di casa, esclusa; poi si guardò bene di omaggiare lo stand Italia, rifilando all'Alfano un libro sulla bontà delle tapas . Passata l'estate, le tapas sono diventate patadas , che non sono patate ma calci, così titolano gli spagnoli sulla postura e reazione di Valentino Rossi. E così il popolo, da Madrid a Valencia, sito dell'ultima e decisiva sfida di motociclismo mondiale, si unisce attorno ai suoi due marò, Marquez e Lorenzo, che avrebbero perfino sottoscritto un accordo, detto il patto di Andorra, roba da libri di storia e di storielle, per far fuori il fenomeno di Tavullia.
Se Rajoy usa i social, l'Italia ha il suo Renzi che sceglie la linea antica e diretta: con una telefonata a Valentino ha ribadito il sostegno del Paese tutto, governo compreso non si sa, mentre resta all'opposizione, anche sull'argomento motocicletta, Matteo Salvini che, pur non avendo visto il filmato dell'incidente, si fida del racconto del proprio figlio e condanna Rossi.
Stando ai sondaggi di vari quotidiani nostrani, non soltanto quelli sportivi, Salvini resta in minoranza epocale, si va dal 62 al 92 per cento a favore di Rossi innocente e Marquez colpevole. Soliti e opportunisti patrioti del cavolo? Perché gli spagnoli che cosa hanno in più o di meglio? Forse la corrida? Forse l'encierro? Forse i quarantamila tori ammazzati ogni anno? Forse il dottor Eufemiano Fuentes e il suo “ sangre ”-doping per far correre come fenomeni tutti i suoi pazienti?
Suggerisco a Renzi e a Malagò di ripetere il viaggio, questo low cost, allestito per New York, nel parco di Flushing Meadows, per la prima finale tutta italiana di un torneo dello slam tra Pennetta e Vinci.
Sarebbe opportuno rivederli assieme nel box o in tribuna, al Ricardo Tormo, la pista di Valencia, a tifare per il ragazzo con la bandiera tricolore contro le banderillas spagnole. Magari a fianco di Mariano. Qui si fa l'Italia o si perde. Olè.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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