Napoleone i generali li voleva bravi e fortunati. Bonaparte con Gravina sarebbe stato a proprio agio. Il numero uno della Federazione, infatti, quando in 48 ore si è trovato nella difficile situazione di pescare il sostituto del fuggiasco Mancini, non ha avuto esitazioni scegliendo l'allenatore migliore in circolazione dal punto di vista tecnico, ma è stato anche indirizzato dalla buona sorte perché il presidente federale mai avrebbe immaginato di ritrovarsi a gestire col ct il macigno del caos scommesse. Luciano Spalletti, oltre ad aver dimostrato in carriera indiscusse qualità di stratega, non ha avuto mai paura di indossare la tuta d'amianto infilandosi dentro agli incendi che divampavano con Totti e Icardi. Tanto da rappresentare un paradosso: Spalletti forse ha bisogno di scenari estremi per rendere ancora di più. Non parlategli di zona confortevole perché potrebbe sbranarvi. Gestore di anime, più o meno agitate, e al contempo saggio come un padre di famiglia.
Ripete come un mantra che i calciatori «devono avere comportamenti giusti», lo ha fatto anche lunedì scorso a Coverciano. «Chi viene qui con le cuffie ondeggiando come un ebete con me ha chiuso. Non c'è spazio per arroganza. superficialità, presunzione. Non si viene a ridacchiare». Picchia duro sul tema del rispetto massimo per la maglia azzurra e per chi tifa l'Italia, soprattutto all'estero da emigrante. A Natale Spalletti regalerà ai sui calciatori il libro degli All Blacks: «Niente teste di c». L'uomo è questo.
A proposito di fiamme. La seconda repubblica romanista cominciò con un girone di ritorno al posto di Garcia, era il 14 gennaio 2016 quando la Roma annunciò il ritorno di Luciano. Una seconda parte di campionato sublime con 46 punti (in totale alla fine furono 80) fatti, terzo posto, accesso al preliminare di Champions. Ma il caso Totti era dietro l'angolo, la storia è arcinota. Polemiche roventi, tifosi infuriati, la Roma una polveriera perché Totti era il simbolo assoluto. E invece? Secondo posto in classifica, record di punti (87) e di gol realizzati in una stagione (90).
Altro giro sulla giostra, nuove fiamme. Nel biennio interista il protagonista fu lo scontro con Icardi. Eppure nel primo anno Spalletti riportò i nerazzurri in Champions dopo 7 anni di assenza e nel campionato seguente medesima qualificazione. L'impresa di Spalletti a Roma e Milano è stata quella di mettere il gruppo davanti al singolo, tutelando dal più famoso al gregario. E il branco ha risposto in termini lusinghieri.
Ora il nemico non è dentro, ma fuori dalla sua casa. Una settimana esplosiva a Coverciano con l'arrivo degli ufficiali di Polizia. In mano due avvisi di garanzia per Tonali e Zaniolo. Questa carta mancava al mazzo di Spalletti. Un altro incendio, pressione mediatica fortissima. Spalletti ha armato il sorriso proteggendo Tonali e Zaniolo: «Staremo loro vicini anche quando si abbasseranno i riflettori». Poi ha ricordato che se venissero provate condotte sbagliate sarebbe corretto sanzionarle. Ma per adesso Spalletti ha aperto il mantello per riparare tutta la squadra dai lapilli infuocati. Dopo il poker a Malta ha attaccato gli sciacalli.
Eppure, contestualmente, ha avvisato gli azzurri: «Dovete sapere in che contesto vivete e se uno non ce la fa a resistere a certe tentazioni, per lo meno usi l'intelligenza di sfogare queste necessità personali in qualcosa che non disturbi la sua professione». Il ct con la tuta d'amianto.
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