Sport strani ai Giochi? Il primo fu De Coubertin

Anche il padre delle Olimpiadi moderne faceva marketing. Gare a Parigi in concomitanza dell'Expo e c'era anche la motonautica

Sport strani ai Giochi? Il primo fu De Coubertin

Occhio Roma duemilaeventiquattro. Occhio Montezemolo presidente organizzatore. Occhio politici e premier futuri. Nel caso la città eterna riuscisse a far sua la candidatura olimpica, potrebbe finire eternamente ricordata anche per altra vicenda: l'assegnazione del primo oro olimpico in... playstation. Magari la battaglia per l'introduzione della nuova pratica sportiva è già iniziata e neppure lo sappiamo. Magari le console ps4 e xbox si stanno contendendo l'onore da tempo e neppure lo dicono. Chissà? Di certo c'è solo che oggi il trend è questo. A Rio 2016 sapremo quale sarà la decisione per Tokio 2020 i cui organizzatori l'altro giorno hanno scelto 5 possibili new entry: skateboard, arrampicata, surf, baseball-softball (un ritorno), karate. Per la tavola con rotelle e quella marinara qualcuno ha storto il naso. Tal'altri non hanno gradito l'avanti e indietro di baseball-softball dai Giochi. Meglio è stato accolto il karate. Perché arte millenaria come le discipline «costituenti» dei Giochi (vedi l'atletica) e perché discriminato rispetto al judo introdotto alle Olimpiadi del '64. Guarda caso sempre Giappone.

Però occhio alla playstation. Non tanto perché sia giapponese ma perché il leit motiv olimpico degli ultimi anni è questo. Windsurf (e la nostra Sensini non se ne abbia) e Mountain-bike (e la nostra Pezzo non si offenda) sono poco olimpici ma rivelano che da tempo il mondo a cinque cerchi occhieggia ai giovani. Per cui sì, playstation e video giochi sono una provocazione, ma non troppo. Tanto più che scartabellando l'elencone degli sport riconosciuti dal Cio spiccano discipline che solo a paragonarle ai 100 e 200 metri di Usain Bolt vien male. C'è il bridge, ci sono gli scacchi, ad esempio. Il bridge che grazie agli Dei dello sport è stato di recente bocciato fra le proposte.

Eppure c'è un errore di fondo che accompagna molte delle critiche, spesso giuste, a questa disinvolta apertura olimpica. I critici sostengono che certi sport, certe discipline siano lontane dall'originario spirito olimpico (cioè da sport come corsa, salti, lanci...) tanto quanto lo sono dall'olimpico pensiero del papà dei Giochi moderni, il barone De Coubertin. Di più. Sono convinti che il tutto avvenga sì per acchiappare pubblico giovane incontrandone i favori e le passioni ma sempre con l'unico diabolico scopo di fare marketing e business e tanti soldini. A parte il fatto che soldi e medaglie d'oro non sono proprio concetti così lontanissimi fra loro, ma non c'è nulla di più sbagliato di ritenere che le prime edizioni dei Giochi moderni fossero avulse da marketing e inchini vari al business.

La seconda edizione delle Olimpiadi, a Parigi, anno 1900, si tenne per volere dello stesso De Coubertin in concomitanza dell'Esposizione Universale (e questo si chiama business) e premiò, fra le altre discipline, il cricket, il croquet (da cui derivano golf e biliardo), il tiro al piccione vivo, il golf (di cui oggi celebriamo l'arrivo a Rio come una novità) e persino la motonautica. Che certamente a Olimpia non c'era.

Per cui macché provocazione, che si apra in futuro anche alla playstation. I praticanti sono milioni. Bimbi e genitori. Sul podio insieme. Sai che marketing.

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