"È stata dura: tutti puntavano su di me..."

"A Roma con la maglia ciclamino". Poi abbraccia forte i figli di Scarponi

"È stata dura: tutti puntavano su di me..."

Tira un lungo sospiro di sollievo, e poi li abbraccia tutti: uno per uno. Nonostante Elia Viviani nel finale abbia fatto tutto da solo, ringrazia i compagni di squadra, che ai due chilometri l'hanno portato alla perfezione. Poi ci ha pensato lui, perché il finale era tortuoso, con tutte quelle curve, e la sede stradale stretta. Ha battezzato una ruota, quella dell'irlandese della Bora Sam Bennett, e ha atteso il momento propizio, quello giusto, per sprigionare tutta la sua forza.

È sereno e disteso l'oro olimpico di Rio della pista dopo il traguardo di Tel Aviv. Sapeva di essere l'uomo più atteso, il più forte del lotto, in questo Giro che in verità di velocisti di livello mondiale ne presenta davvero pochini. Si gode il momento, e si tiene stretti Giacomo e Tommaso, i bimbi di Michele Scarponi, che sono qui ospiti dell'organizzazione con la mamma Anna.

«Non era facile, per niente dice a caldo il 29enne veronese al suo settimo sigillo stagionale, il secondo al Giro d'Italia, dopo quello ottenuto a Genova nel 2015 -. Nelle interviste che hanno preceduto questa tappa sembravo calmo, ma chi mi conosce sa che non lo ero affatto. Dentro di me avevo un gran punto di domanda sulla condizione. Sentivo la responsabilità della squadra costruita attorno a me. Leggevo i pronostici e i giornali, tutti si aspettavano che vincessi facile, ma era tutt'altro che scontato. Mi sono sentito di disputare anche i traguardi volanti perché voglio portare la maglia ciclamino a Roma e ogni punto è prezioso per aggiudicarsi la classifica a punti. Ho usato i miei compagni soprattutto dai meno 5 km al traguardo, poi ho sfruttato il treno della Bora e, quando ai 250 mt dall'arrivo tutti tentennavano, fortunatamente Mareczko ha rotto gli indugi anticipando tutti, e io sono stato bravo e lesto a prendere la sua scia: non aspettavo altro».

Poi come in tutte le giornate che meritano di essere ricordate, la dedica: per la compagna Elena Cecchini, anche lei ciclista, tre volte tricolore nelle passate stagioni tra le donne Elite: «Lei è l'unica che riesce a farmi stare tranquillo, sentirla anche nei giorni scorsi è stato fondamentale.

Per il nostro lavoro affrontiamo tanti sacrifici e ci vediamo poco. Tra Giro di Romandia e Giro ci siamo visti un giorno solo, ma anche per questo quando abbiamo del tempo per noi è speciale». Proprio come questa vittoria.

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