Non c'è tempo di segnalare i numeri di Pulisic (4 gol più 2 assist) e nemmeno per prendere atto del recupero di Calabria e Okafor, assenti contro il Lecce, perché domani sera in Germania c'è già un rischio per il Milan appena risalito in quota nella classifica e nella stima di molti critici. Il Milan di Fonseca è reduce in Champions da una secca sconfitta con il Liverpool e se vuole avere qualche possibilità di riabilitarsi e di cancellare lo zero nella casella del punteggio, deve mettere a profitto il viaggio a Leverkusen, contro la squadra che -parole di Fonseca- «gioca il miglior calcio in Europa». Ne sanno qualcosa la Roma di De Rossi in un senso e l'Atalanta di Gasp nell'altro: qualche mese fa la prima rimase travolta, la seconda fulminò Xavi Alonso e i suoi nella finalissima ma resiste un numero che luccica nella bacheca del Bayer, 24 successi contro appena 2 sconfitte in tutti i campionati.
Si capisce da questo dettaglio l'altezza dell'asticella con cui misureremo se davvero la famosa formula Fonseca (4-2-4) può avere un futuro internazionale (teoria avanzata da molti esperti del ramo, il primo tra tutti Billy Costacurta) o se invece se non sia provvedimento saggio correggere lo schieramento secondo un prudente allestimento del centrocampo, ancora una volta chiamato a fare da protezione alla difesa che non è sicuramente il pezzo forte dei rossoneri. Qualche cambio è dunque oggettivamente richiesto e non solo per motivi tattici ma per offrire a questo appuntamento e al prossimo (domenica sera la Fiorentina in trasferta) la migliore esibizione possibile.
Da due turni a questa parte Morata e Abraham fanno coppia dividendosi il compito di fare gol con una differenza fin qui sostanziale: lo spagnolo segna ed è già diventato il leader del gruppo, l'inglese deve aggiustare la mira. E visto che il piedone sembra quello del primo Ibra italiano, è da consigliare la stessa tecnica usata da Capello e Galbiati ai tempi della Juve con lo svedese (modificargli la postura nel calciare).
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