Perché questo sottomarino giallo può silurare la Juve

Ottavi di Champions: il Villarreal guidato da Unai Emery è un avversario da prendere con le molle per la Juventus. Il sottomarino giallo ha recuperato i suoi titolarissimi, ha stretta confidenza con l'Europa e un ambiente passionale dalla sua parte. Ecco tutti i motivi per cui Allegri non può dormire sogni tranquilli

Unai Emery guida il Villarreal dal 2020
Unai Emery guida il Villarreal dal 2020

Campo largo. Davanti al bar La Granja la festa esplode chiassosa. Qualcuno estrae una monetina che tintinna docile nella pancia del Juke - Box, mentre in cucina impilano tapas a manovella. L’intera Plaza Major è un balsamo giallo che erompe placido e gioioso per tutte le vie del centro di Vila Real, modesto Comune infilato dentro la Spagna orientale, nella comunità autonoma valenciana. La musica ispeziona l’ambiente mentre i tifosi brindano e piluccano. Il volume si alza all’inverosimile. La manopola si sfonda in fretta. Le casse pompano Yellow Submarine, l’irrefrenabile successo dei Beatles contenuto nell’album Revolver, uscito appena un anno prima. D’un tratto la folla inizia ad intonare in coro: è la primavera del 1967 e, per il CF Villarreall, si tratta di uno dei giorni più felici di sempre. La promozione in Tercera Division, sul podio dell’Olimpo calcistico spagnolo, alimenta speranze prodigiose. Quel canto popolare ben presto si espande ed assurge a litania laica: sugli spalti del Madrigal, la casa del Club, iniziano a scandire la cover dei Los Mustang. Il Villarreal, per tutti, diventa il Submarino Amarillo.

Inquadratura che si stringe. Oltre mezzo secolo dopo quel sottomarino giallo è un club identitario, orgoglioso e irriverente. La lavorazione della ceramica, che da queste parti rappresenta l’indotto principale, si intreccia con i destini di una squadra che modella sogni tutt’altro che fragili. Le certezze acquisite nel tempo sono dure da scalfire, anche se l’avversario si chiama Juventus (prima assoluta tra i due club in Europa, ndr). Allegri e i suoi ragazzi dovranno entrare con circospezione nell’antro iberico per una tonnellata di motivi, per sfatare una maledizione e continuare a raddrizzare una stagione che pareva partita male.

Un pedigree europeo

La percezione del pericolo si insinua facile. Dribblando le trappole disseminate dal romanticismo, resta un brutale pugno di fatti. Lo scorso dicembre gli uomini di Unai Emery hanno sbattuto nel purgatorio dell’Europa League (della quale sono detentori, ndr) l’Atalanta di Gasp, da un pezzo tutto fuorché una compagine parrocchiale. Il 2 a 3 inflitto alla Dea ha dissipato le crepe suscitate dalla doppia sconfitta contro il Man Utd. I sei punti messi via affrontando lo Young Boys hanno sigillato il secondo posto.

Ma c’è dell’altro. Se scansiamo lo sfacelo del 2012, quando il club precipitò in Segunda division per poi risalire prontamente, l’attitudine internazionale è diventata quasi maggiorenne. Dall’ormai sfumato 2005, anno della semifinale di Champions, il percorso del Sottomarino racconta una propensione alla coppa, che si tratti di quella dalle grandi orecchie o dei suoi affluenti minori.

L’imprinting non poteva che consumarsi con Unai Emery, manager dal pedigree europeo per eccellenza, con una sequela di successi consecutivi nel continente da far tremare i polsi. Sì, il Villarreal inala adrenalina liquida quando l’aria distribuisce zaffate internazionali.

La remuntada in campionato

Dopo un inizio con il freno a mano inserito, complice una cataclismatica sequenza di infortuni, il Sottomarino ha ripreso a macinare nodi. Il recupero di prospetti chiave, a cominciare dal centravanti Gerard Moreno, ha restituito certezze ad una stagione che sembrava destinata a sfilar via impregnata di mediocrità. Dopo il successo contro la rivelazione Betis (0-2 al Benito Villamarìn), Emery ha mandato un messaggio chiaro: “Nelle difficoltà ci esaltiamo”. Touché. Successivamente anche il Real Madrid è andato a sbattere sugli uomini in giallo (0-0 all'ex Madrigal) e giusto lo scorso sabato, il Granada si è dissolto sotto i fendenti di Danjuma (tripletta e pallone a casa). Adesso quel quarto posto che fino a qualche settimana fa sembrava un miraggio si fa alla portata. Quando parti sfavorito - tanto nella Liga quanto in Champions - i problemi diventano il tuo giardino di casa. I valenciani sanno riconoscere buche e avvallamenti.

Quel blocco giallo punteggiato di solisti risolutivi

Emery propone un solido 4-4-2, pronto all’occorrenza a trasformarsi in 4-3-3. Dietro continua a pesare l’esperienza di Raùl Albiol, vecchia conoscenza del calcio italiano, spalleggiato dal rampante Pau Torres. I terzini hanno la propensione a spingere e sono facilitati da ali di spessore: la stella è l’olandese Arnaut Danjuma, ma anche Chuckwueze e Gomez sono clienti infidi. Primo violino di questa equilibrata orchestra, Parejo giostra in mezzo regolando il volume a piacimento. L’arrivo di Giovanni Lo Celso dal Tottenham, in Italia a lungo inseguito anche dalla Fiorentina, trasfonde qualità ulteriore. Dopo aver sparato a lungo a salve, gli Amarillos hanno recuperato il bomber Gerard Moreno: un borseggiatore di illusioni altrui, capace di inquadrare lo specchio come pochi: stasera - per fortuna dei bianconeri - non sarà della partita per un infortunio al polpaccio. Assenza pesantissima per Emery, che al suo posto è pronto a schierare proprio Danjuma, immerso in un momento di forma portentoso. La retroguardia bianconera dovrà guardarsi anche dalle sortite di Paco Alcácer, un altro che non mostra deferenza quando si tratta di sbatterla in rete. Punti deboli? La carta d’identità sgualcita di qualche senatore potrebbe risultare un fattore nel doppio confronto, così come la panchina corta: i ricambi non sembrano quasi mai all’altezza delle prime scelte.

El Madrigal (Estadio de la Cerámica): el feudo amarillo

Cosparso esternamente da un tappeto di piastrelle color Groc (il giallo, nel dialetto locale), l’attuale Estadio de la Cerámica (nuova denominazione del Madrigal) è un catino da 23mila posti che ribolle passionalità e scodella pensieri tetri per gli avversari di turno: cori opprimenti, muri di maglie e sciarpe, l’identità di un popolo sul punto di scendere in campo.

La Juventus ci arriva senza Dybala, Chiellini e Rugani, mentre Bonucci e Pellegrini - recuperati in extremis - mitigano le incertezze difensive. Davanti si punta tutto su Vlahovic, coltivando la speranza che il centravanti serbo non riproponga l'appannata versione del derby. In ogni caso i bianconeri sono avvertiti: stasera sarà tutto fuorché una scampagnata.

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