Sud America all'attacco di Inter e Juventus per Sanchez e Dybala

Il ct cileno ai nerazzurri: "Non siamo più colonie, curatelo meglio". E l'argentino: "La Joya sta male"

Sud America all'attacco di Inter e Juventus per Sanchez e Dybala

Il sud-America all'attacco di Inter e Juve. Duelli rusticani collegati direttamente all'attività delle nazionali e a un paio di ct che hanno voglia di mostrare gli artigli ai più famosi colleghi italiani. Il fronte è stato aperto da Reinaldo Rueda, ct del Cile, alle prese con gli acciacchi di Alexis Sanchez, il Nino Maravilla interista, fermatosi puntualmente durante l'allenamento della sua rappresentativa. È già successo una, due, tre volte. Anzi, a sfogliare la cartella clinica del cileno, tutti i viaggi di ritorno di Sanchez hanno consegnato ad Antonio Conte e allo staff medico interista acciacchi di vario tipo: prima la caviglia poi il flessore, infine gli adduttori. Nel tentativo sfacciato di spostare su Appiano Gentile la responsabilità degli infortuni, il ct cileno ha imbracciato il microfono e sparato a palle incatenate. Ha cominciato così: «Alexis si trascina da tempo un fastidio, i controlli hanno escluso complicazioni, non lo rischieremo». Poi ha rincarato la dose: «Con tutto il rispetto vorrei che l'Inter si prendesse cura di Sanchez come facciamo noi, non siamo più nell'era coloniale, abbiamo uno staff medico di grande livello. Lo hanno fatto giocare prima 45' e poi 90' (riferimento al derby e alla Champions, ndr)». Una sorta di excusatio non petita. A cui l'Inter, molto seccata, ha risposto con una nota nella quale ha classificato come «inaccettabili, offensive e non corrispondenti al vero» le dichiarazioni del ct cileno prima di arrivare alla stoccata finale. «Sanchez ha riscontrato problemi fisici in quasi tutte le convocazioni della propria nazionale. In una di queste ha subito un grave infortunio che l'ha tenuto per tre mesi lontano dai campi di gioco» la replica finale interista voluta da Marotta e condivisa dal dott. Volpi.

Non è andata meglio alla Juve che è stata raggiunta da una intemerata post-datata di Lionel Scaloni, il ct dell'Argentina interpellato dai giornalisti sull'assenza di Dybala. Le sue parole hanno fatto pensare chissà a quali scenari. Ha dettato Scaloni: «Purtroppo Paulo non sta bene, la sua assenza è pesante per noi. Devo dire che ci ha devastato l'anima vederlo nelle condizioni in cui era. Dobbiamo stargli vicino». Di sicuro la frase è riferita al precedente raduno dell'Argentina. Dybala, in questi giorni, è risultato fiaccato oltre che da una infezione alle vie urinarie, anche da uno stato di forma molto scadente. Non solo. Fonti juventine assicurano che se il rendimento è giustificatissimo in un talento del genere perché è accaduto a tutti i campioni del calcio, non altrettanto si può dire della gestione del rinnovo del contratto da parte del suo staff. E qui vengono al pettine i nodi della questione contrattuale che si cela dietro lo stato di salute.

I suoi agenti infatti continuano a far circolare tra siti e giornali le richieste di uno stipendio raddoppiato rispetto a quello attuale (7,5 milioni) che viene considerato irricevibile da parte del club alle prese, come tutti gli altri, con la più grande crisi economica finanziaria.

A dare ascolto alle impressioni degli stessi sodali di Dybala, proprio questa campagna sul contratto è risultata nociva all'umore dell'argentino.

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