Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E il gioco o duello tra Uefa e gli esponenti non pentiti della Super lega Real Madrid, Barcellona e Juventus, comincia a farsi molto rischioso per il futuro del calcio continentale. Perché è di ieri la notizia che ha provocato qualche tremolio nel presidente dell'Uefa Ceferin e nei suoi consiglieri. La Corte di giustizia europea ha accolto e incardinato la domanda pregiudiziale del tribunale di Madrid nell'ambito del contenzioso tra i club della Superlega e le federazioni Uefa e Fifa per violazione delle regole europee sulla concorrenza. La risposta da Nyon, a stretto giro di agenzia, è stata la seguente: L'Uefa è fiduciosa nella sua posizione e la difenderà con forza. Nella nota c'è una punta di smarrimento perché si prende atto dell'annuncio da parte della Corte di giustizia europea nonostante il ritiro di nove dei suoi club fondatori. Come dire: pensavano che l'uscita di scena dei 6 inglesi più Inter, Milan e Atletico Madrid fosse sufficiente a far perdere forza al ricorso. E invece no.
Non solo: ma l'ad di JP Morgan intervistato da Vox Populi ha ricordato che nessuno dei 9 club che si sono sfilati dalla Superlega «ha mai iniziato la procedura legale di recesso dalla Superlega che è una società di diritto spagnolo». E le spiegazioni, sul punto, sono note: il contratto sottoscritto (e per i tre club italiani è stato firmato da Agnelli, Zhang e Scaroni) prevede una serie di onerose penali in caso di uscita formale.
A questo punto la marcia decisa di Ceferin e dell'Uefa verso il deferimento e la minaccia di squalifica dalla Champions dei tre club rimasti fedeli al progetto Superlega (in serie A il Napoli andrebbe in Champions, il Sassuolo nell'Europa più piccola), si può trasformare in una corsa verso il precipizio. Già perché a questo punto in attesa del pronunciamento della Corte di giustizia europea - che non sarà spedito - chi avrà il coraggio di adottare provvedimenti severi? E qualora Nyon si spingesse a tanto, nel caso di esito favorevole del ricorso del tribunale di Madrid, chi pagherebbe i danni inevitabili che i tre club, eventualmente squalificati, chiederebbero all'Uefa e al suo presidente? Da sempre, tra l'altro, il presidente della Fifa Gianni Infantino, consapevole del rischio, ha più volte consigliato la pratica del negoziato per evitare che un pronunciamento sul monopolio di Uefa e indirettamente Fifa, possa compromettere la loro posizione dominante.
Significherebbe insomma andare incontro a una seconda rivoluzione come accadde nel 1995 con la sentenza Bosman che produsse lo svincolo per i calciatori. Stefano Pioli, che è una persona saggia e non certo un rivoluzionario, sul tema ha appena fatto una riflessione: «La meritocrazia è alla base dello sport ma Uefa e Fifa devono chiedersi perché mai questi club hanno pensato alla scissione».
D'altro canto le finaliste dell'ultima edizione della Champions league sono state il Manchester City (spesi 950 milioni in 5 anni di calcio-mercato) e il Chelsea (consumati 250 di milioni nel mercato estivo 2020). Poche storie: è il trionfo del calcio dei ricchi e del financial fair play messo sotto i piedi.
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