Supercoppa all'Inter, ma che fatica. Decide Lautaro, al primo minuto di recupero. In scivolata sul centro basso di Pavard, da campione, sfilandosi dalla marcatura di Di Lorenzo. Esplode la gioia nerazzurra, rimbomba la rabbia napoletana. Mazzarri lascia il campo subito dopo il vantaggio dell'Inter, furibondo. Il Napoli finisce in 10 per l'espulsione a metà ripresa del Cholito Simeone, che cambia il senso della sfida. Non più contropiede, ma difesa a oltranza. L'area di Gollini che diventa un muro, Inzaghi che ci sbatte contro senza essere mai veramente pericoloso, fino al botto del capitano.
Terza Supercoppa consecutiva e ottava in assoluto per l'Inter, quinta per Inzaghi, ora primatista italiano solitario della manifestazione. Per Lautaro, il 123esimo gol con la maglia dell'Inter, come Vieri e a uno da Icardi. Mazzarri perde la seconda finale di Supercoppa, 12 anni dopo quella di Pechino contro la Juventus, quando col suo Napoli non si presentò alla premiazione, per protesta contro l'arbitraggio. La coppa non gli porta fortuna né sorrisi.
Non è stata una bella partita, troppo tattica. Spettacolo poco, anzi niente. In semifinale, Inzaghi e Mazzarri hanno goduto di avversari che li hanno affrontati a campo aperto, finendo per essere ribaltati. Stavolta è tutta un'altra storia, come ampiamente prevedibile. E così se il Napoli porta spesso gli esterni offensivi Kvara e Politano dentro al campo, per creare fastidi e densità sull'avvio dell'azione nerazzurra, l'Inter risponde evitando di usare come fionde Darmian e Dimarco. Lo stesso Calhanoglu gioca molto basso, spesso in linea con i difensori.
C'è molta più Inter che Napoli: possesso e iniziative, ma sono soprattutto tiri da lontano. Il più pericoloso è di Dimarco, sporcato in angolo di un niente dopo un quarto d'ora. Segna Lautaro, ma il fuorigioco di Thuram all'alba del contropiede è netto. La parata più difficile è però quella di Sommer, in avvio di ripresa, su gran destro di Kvara lanciato da Lobotka.
Non va dimenticato che il Napoli deve rinunciare in partenza al suo giocatore più forte, Osimhen, in Coppa d'Africa come Anguissa. Stante la differenza di forza e condizione, giocarsela così, tutta tattica e contropiede, per Mazzarri è senza alternative. Così come diventa obbligatorio alzare il muro quando l'arbitro Rapuano espelle Simeone.
Due gialli in una manciata di minuti, a metà ripresa, il primo eccessivo (su Calhanoglu), il secondo ingenuo (su Acerbi) che faranno molto rumore.
Già nel primo tempo, l'arbitro era stato particolarmente severo su Rrahmani, ammonito al primo fallo, e molto meno con Calha (solo al terzo). Sul taccuino di Rapuano finisce anche il già diffidato Barella, che perciò come il compagno turco non potrà giocare domenica a Firenze. Inzaghi avrà tempo per pensarci.
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