Dalla contestazione all'esaltazione: rimbalza tra queste parole il pomeriggio dei tifosi del Torino, che prima della gara si sono ritrovati in oltre diecimila per gridare il proprio malcontento verso la società e poi hanno festeggiato tre punti d'oro contro un grande avversario. Una vittoria sofferta che porta la firma di Vanoli, la cui frase in conferenza «Non mi piace la mediocrità» è già diventata un mantra che ha caricato l'ambiente. Ma il Toro ieri non ha vinto solo di nervi, lo ha fatto con qualità e freschezza, elementi che da quelle parti negli ultimi anni sono mancati più volte.
Nonostante le cessioni di Buongiorno e Bellanova, l'ex tecnico del Venezia sta dimostrando di avere idee chiare e i giocatori lo seguono, vecchi e nuovi: ieri, in particolare, molto bene Ilic, l'ex Zapata, Che Adams, gol e assist per lui, e Milinkovic-Savic, semplicemente decisivo. Tanti gli applausi a fine gara e pensare che, prima dell'inizio, fuori dallo stadio era esplosa la contestazione contro Cairo, con un corteo duro ma pacifico che ha condotto la parte più calda del tifo granata dal Filadelfia al Grande Torino. Dall'altra parte, non può di certo essere soddisfatto Gasperini, che non sa se siano di più i rimpianti per la sconfitta o le occasioni sprecate dai suoi giocatori. Perché l'Atalanta non ha giocato male, anzi: ha creato, ha fatto un gran gol con Retegui e ha spesso avuto il pallino del gioco, ma il mix tra imprecisione e sfortuna è stato letale: emblematico il rigore sbagliato da Pasalic allo scadere.
È pur sempre calcio d'agosto e, tenendo conto anche delle spinose situazioni di mercato, cadere a Torino può anche starci. Il problema, però, è che venerdì c'è l'Inter a San Siro e, complice il passo falso di ieri, fare risultato ora diventa già molto importante.
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