Gli ha parlato fitto fitto durante il riscaldamento, esprimendo concetti elementari scanditi dal movimento della mano chiusa a mo' di pugno sbattuto sul tavolo. Sembrava Antonio Conte, in quel frangente, Pippo Inzaghi, a pochi minuti dal gong del derby, agitato come prima di presentarsi dinanzi all'altare per il matrimonio, evento da sempre evitato con cura. Alla fine si è quasi arreso dopo l'ennesimo pari che ha reso inutili tutte quelle raccomandazioni per l'uso di una serata speciale. «Ho il dovere di credere in Torres» la frase che può sembrare la promessa di fiducia comandata ma anche la resa incondizionata dinanzi al rendimento scadente del Niño di Spagna che si batte, rincorre, lotta e si sacrifica senza riuscire a firmare una sola giocata degna di nota. «Torres è un centravanti atipico, non sta in area ad aspettare l'imbeccata, ha bisogno del gioco per emergere», fu una delle frasi ad effetto licenziata da Demetrio Albertini che ne conobbe la versione più giovane e famosa, nel periodo dell'Atletico Madrid. «Più che mettergli al fianco altri tre giocatori offensivi non posso» è diventata la risposta indiretta sull'argomento tattico di Pippo Inzaghi, riemerso dal derby con il rimorso di un successo sfiorato e mancato per una traversa, quella schiantata da El Shaarawy: «Ne ho sbagliati così anche io» la rete protettiva stesa subito da Pippo.
Il popolo del tifo rossonero ha concentrato le sue censure su Muntari, autore del solito strafalcione che ha lanciato Icardi verso la porta (stesso errore commesso contro il Chievo, poteva costare l'1 a 1) ignorando gli stenti di Torres ancora fermo al golletto di Empoli e gli scenari che si possono aprire da qui alle prossime settimane. Già perché nel frattempo Adriano Galliani venerdì scorso ha parlato a lungo con Gianpaolo Pazzini incassando la promessa solenne di restare a Milanello anche dopo gennaio chiudendo quindi le porte a eventuali sirene provenienti dal mercato. Lo scambio con Matri, spuntato durante uno dei tanti incontri a tavola tra Preziosi e Galliani, è tornato nel cassetto mentre l'altro centravanti andato in prestito al Grifone, ha promesso nelle stesse ore di pensare al ritorno alla casa madre «dopo aver fatto un po' di gol col Genoa». Perciò il tempo per Torres sta per scadere e il ritorno all'utilizzo di Pazzini può diventare argomento iscritto all'ordine del giorno di Inzaghi fin dalla prossima sfida con l'Udinese. «Non è escluso» è stata la risposta niente affatto diplomatica dell'interessato. E d'altro canto, come hanno scritto quelli della curva sud sullo striscione approntato per il derby («quando sei all'inferno solo il diavolo può salvarti»), solo con un colpo di reni Inzaghi e il Milan possono evitare la mediocrità di una stagione colma di mezze soddisfazioni: ultimo successo un mese fa a Verona, a novembre una sconfitta e due pari. Situazione sottolineata ieri anche da Fedele Confalonieri: «Un derby tra poveretti. Ma per risalire ci vogliono tanti soldi...».
Altro nodo da sciogliere, competenza esclusiva di Pippo, è infine quello del sistema di gioco.
Non è col numero di giocatori offensivi schierati che può aumentare il numero dei gol fatti, specie se poi l'unico schema conosciuto è quello del contropiede. Inzaghi è innamorato del 4-3-3 esaltato da Menez "falso nueve": lo battezzi una volta per tutte e vada avanti così sfidando pressioni interne ed esterne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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