Tutti pazzi per Carapazzi! L'Ecuador non più un Paese lontano del mondo, una di quelle nazionali di frontiera che solo dieci anni fa animavano i primi chilometri di mondiali o sfide olimpiche prima di scomparire. Adesso no, sono lassù, sul gradino più alto del podio, con tanto di bandiera e inno nazionale, grazie a Richard Carapaz, la «locomotora del Carchi», oro della prova in linea di ciclismo (primo degli italiani Alberto Bettiol, 14°, rallentato nel finale dai crampi).
Nato a tremila metri, sa volare in bici. È di El Carmelo, la sua parroquia, l'area rurale in cui è cresciuto. «Lì ho i miei affetti, la mia gente, la mia prima bicicletta scassata racconta l'oro di Tokyo, l'uomo solo al comando, che si è lasciato alle spalle due super favoriti come Wout Van Aert e Tadedj Pogacar -, che i miei genitori mi regalarono dopo averla presa in una discarica. Guai chi me la tocca quella bici. Il presidente Moreno la vorrebbe da esporre in un museo, ma quello è un bene troppo prezioso».
Testa dura e gambe di ferro. Scalatore puro, capace di tirare anche lunghi rapporti, vincitore prima dell'oro di ieri di un Giro d'Italia nel 2019, secondo alla Vuelta e terzo quest'anno al Tour. Tutti pazzi per Carapaz, l'uomo solo al comando. Sta facendo letteralmente impazzire il suo Paese e il presidente della Repubblica, Lenin Moreno, è pronto a riceverlo con tutti gli onori del caso. «Es un dia historico» titola all'unisono la stampa online dell'Ecuador, mentre Carapaz sale sul podio con le lacrime agli occhi: «È qualcosa di immensamente grande per me», mormora con modestia la locomotora. Non era l'unico atleta ecuadoriano al via, ma Narvaez Prado, arrivato a oltre dieci minuti e mai di fatto in gara, non lo ha mai aiutato.
Da Quito, la capitale, e da Tulcàn, città capoluogo del Carchi è scoppiata letteralmente la carapazzia. «Sono felice e quasi incredulo di quello che ho saputo fare dice il diretto interessato . E sono felice di quello che sta provando la mia gente».
Ricky è nato a Tulcan, capitale della provincia del Carchi, terra di acque termali e arte topiaria (arte di potare alberi o arbusti al fine di dare loro una forma geometrica). Dal suo piccolo borgo Julio Andrate, sito a 3000 metri, è dovuto migrare in Colombia. È quindi un corridore di frontiera, nato e cresciuto in Ecuador, ma sul confine con la Colombia, in una località chiamata El Carmelo, dal nome della parrocchia.
Qui si vive di agricoltura: campi e bestiame. Il nuovo campione olimpico ha alle spalle una famiglia semplice e contadina: braccianti. Per molti questo ragazzo è «La Locomotora (locomotiva) del Carchi», lui ama però essere chiamato più semplicemente «Richie e basta».
C'è anche dell'Italia, attorno a questo uomo solo al comando:
l'agente Giuseppe Acquadro, 54 anni, piemontese di Biella, specializzato in talenti sudamericani (Quintana, Bernal e Chaves). Ha scoperto Carapaz nel 2015 e ora si gode il momento, che sarà eterno, quanto la gloria olimpica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.