Il tumore al colon retto si dribbla solo con test precoci. L'appello alla prevenzione

È il secondo cancro più diffuso, esami già a 45 anni. I segnali per scovarlo

Il tumore al colon retto si dribbla solo con test precoci. L'appello alla prevenzione
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«Sapevi che avresti perso questa partita ma l'hai giocata benissimo» scrive la figlia di Totò Schillaci. Ecco, «quella» partita è una delle più dolorose e difficoltose: il tumore al colon retto. E nemmeno il bomber di Italia 90 può dribblare tutto ciò che comporta.

Per questo i medici «approfittano» del risalto mediatico che la malattia ha dopo la morte del calciatore per lanciare un messaggio: «Fate prevenzione». Quello al colon, spiega Maurizio Vecchi (nella foto), professore di gastroenterologia dell'università degli Studi di Milano e direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia al Policlinico di Milano, è il «secondo tumore per frequenza ed è ai primi posti sia nei maschi che nelle femmine». Secondo le stime che ogni anno vengono diffuse nel rapporto «I numeri del cancro», nel 2023 le nuove diagnosi di tumore del colon-retto sono state circa 50mila. «Una frequenza elevata» osserva l'esperto. Ma c'è un aspetto positivo: se il cancro viene scoperto nei primissimi stadi, «può essere debellato completamente e avere una prognosi eccellente per la vita, con una sopravvivenza a 5 anni superiore al 90%».

Da qui gli appelli ad aderire allo screening, per cui si sta pensando di abbassare l'età dei controlli a 45 anni. Oggi solo il 30-40% della popolazione aderisce ai controlli. «La tragica scomparsa di Totò Schillaci deve far capire l'importanza dei test» ribadisce anche Maria Di Paolo, consigliere nazionale dell'Aigo (associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri). Quali sono le avvisaglie? «Quando c'è la comparsa di sangue nelle feci, associata ad un calo di peso, deve scattare la prima sirena d'allarme - spiega la specialista - quindi fare il test del sangue occulto nelle feci e procedere poi con la colonscopia». Se si ha una familiarità con il tumore del colon, con adenomi o polipi, «la colonscopia va anticipata ai 40 anni e se c'è un parente di primo grado con la malattia scoperta da giovane si deve anticipare la prevenzione. La grande forza dello screening - conclude - è poter interrompere il passaggio dalla lesione con potenzialità cancerogene allo sviluppo del tumore. Se si anticipa questo passaggio, si può intervenire e rimuovere il tumore con una sopravvivenza molto alta. Una lesione ci mette 7-10 anni a sviluppare un tumore, il nostro obiettivo come specialisti è di non fare arrivare questi pazienti all'oncologo». Ci sono terapie valide? Le terapie «sono migliorate in maniera eclatante nel corso degli anni - spiega Vecchi - sia dal punto di vista delle tecniche chirurgiche, sempre più precise e focalizzate, che delle chemioterapie. Nei tumori più bassi del retto ci sono dei casi selezionati con caratteristiche genetiche precise in cui si è visto che l'immunoterapia fa regredire completamente la malattia.

E si lavora anche nella direzione dei vaccini a mRna e verso sistemi che possano aumentare la capacità diagnostica senza usare mezzi invasivi. Si può intervenire, con approcci mirati, pure sulle lesioni secondarie. Quindi mai darsi per vinti».

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