Quando Atalanta e Sampdoria si troveranno di fronte, lunedì sera, il nodo gordiano che lega il passato e il futuro dei suoi calciatori difficilmente si sarà sciolto. A meno che la Madonna di Vladimir, l'icona russa portata in sorvolo da Stalin per scongiurare l'ingresso dei tedeschi a Mosca nel '41, sia intervenuta per risolvere il groviglio. Tra bergamaschi e doriani, forse si penserà anche a questo, se la crisi tra Ucraina e Russia supererà il confine della diplomazia, oltre che della frontiera. Vladyslav Supryaga, che il 6 febbraio ha debuttato in blucerchiato contro il Sassuolo, nel prossimo turno di A incrocerà la strada del suo connazionale Ruslan Malinovskyi. Calciatori ucraini su fronti opposti, nella geometria variabile imposta dal campo di gioco e dalle scelte degli allenatori. E che avrebbe potuto innescare confronti imprevedibili se solo il russo Aleksey Miranchuk non fosse stato appiedato dalla provvidenza e dall'infermeria. Di certo c'è che Dea e Samp schierano il 60% dei giocatori ucraini e russi presenti sul terreno della A, con lo spezzino Viktor Kovalenko e il fiorentino Aleksandr Kokorin a serrare i rispettivi ranghi.
Una geopolitica del pallone che vive solo i riflessi di quel che si respira a 2500 chilometri da Bergamo, in quella Donetsk che Putin ha riconosciuto capitale dell'autoproclamatasi repubblica popolare. In quella parte di planisfero con il Donbass forse scoperto ora dall'Occidente, affonda le radici lo Shakhtar che fu di Nevio Scala e che oggi risponde agli ordini di Roberto De Zerbi. Lo Shakhtar, primo club oltre la Cortina di ferro a vincere una competizione europea nel 2009, dopo la crisi in Crimea del 2014 ha traslocato prima a Leopoli, poi a Kiev. Inserito nel girone di Champions League dell'Inter, a settembre ha imposto alla squadra di Inzaghi uno 0-0 poi non replicato, nel ritorno di novembre, nel 2-0 di San Siro. Primo in classifica con un piccolo margine sulla Dinamo Kiev, lo Shakhtar torna in campo nel weekend dopo la lunga pausa invernale e porta De Zerbi e i suoi a sfidare il Metalist a Kharkiv, poco distante dal confine russo. L'Ambasciata italiana in Ucraina è stata chiara e anche allo staff italiano del tecnico bresciano (tre anni da mister a Sassuolo, da giocatore 3 presenze in A, 132 in B) ha raccomandato di «limitare gli spostamenti e fare scorte di acqua e cibo».
Digiunare, per scongiurare la guerra, è stato invece l'invito del Papa. Che forse, anche alla Vergine di Vladimir si è appellato proprio come fece Stalin. Sperando che in pieno recupero la partita si possa risolvere senza vinti.
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