Ultras ucciso a Milano, la Curva Nord lascia lo stadio: cosa è successo a San Siro

La frangia più calda del tifo nerazzurro ha abbandonato San Siro all'intervallo dopo aver appreso la notizia della morte di Vittorio Boiocchi

Ultras ucciso a Milano, la Curva Nord lascia lo stadio: cosa è successo a San Siro

La Curva Nord dell'Inter resta in silenzio, senza esporre striscioni e intonare cori durante la partita contro la Sampdoria a San Siro, poi i Boys abbandonano gli spalti del secondo anello durante l'intervallo. Il motivo? Nessuna protesta contro la società o i calciatori. Un silenzio dovuto alla morte, in un agguato a Milano, di Vittorio Boiocchi, 70 anni, colpito sotto casa da diversi colpi di pistola, prima dell'inizio del match.

La ricostruzione

Una serata insolita quella vissuta ieri durante Inter-Sampdoria. Prima che la notizia si diffondesse, nel settore del secondo anello verde, quello occupato appunto dal tifo caldo nerazzurro, c’erano sia gli striscioni sia un messaggio di benvenuto a Stankovic ("Ieri, oggi e per sempre, Dejan uno di noi", si leggeva), tecnico della Sampdoria e uno dei protagonisti del Triplete di José Mourinho nel 2010. Iniziata la partita la squadra di Simone Inzaghi non ha ricevuto il sostegno da parte della Curva Nord. Nel primo tempo tempo nessun coro, nessuno striscione, solo un timido applauso al gol del vantaggio firmato da de Vrij, e al raddoppio di Barella a fine frazione. Dopo la rete del centrocampista, lo stadio ha intonato il coro "chi non salta, rossonero è", al quale non ha partecipato la Curva. Ma intanto sui social esplode la polemica perché - stando al racconto dei testimoni - i gruppi organizzati hanno indotto anche semplici tifosi ad abbandonare gli spalti con violente minacce.

Chi era Vittorio Boiocchi

Vittorio Boiocchi, 69 anni, storico capo ultras dell'Inter, è stato ucciso ieri sera per strada a Milano: è stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco che lo hanno centrato al collo e al petto intorno alle 19.45, in via Fratelli Zanzottera, nel quartiere Figino alla periferia della città. Trasportato in condizione disperate all'ospedale San Carlo è morto in Pronto Soccorso. Diverse le condanne definitive raccolte nel tempo: rapina, traffico di droga e sequestro di persona, costategli oltre 26 anni in carcere.

Era stato anche raggiunto da cinque anni di Daspo a seguito degli scontri avvenuti dopo Inter-Napoli del 2018, l'occasione in cui morì l'ultras del Varese, Daniele Belardinelli. Lo scorso maggio la Cassazione aveva bocciato il suo ricorso, motivo per cui doveva restare a due chilometri dallo stadio durante le partite. Nel mondo della curva Nord degli ultras dell'Inter la figura di Boiocchi è sempre stata rispettata. Nel 2019, dopo circa 26 anni anni di carcere, era tornato allo stadio, e gli ultras gli avevano dedicato un coro. Un omaggio che un altro leader storico dei Boys, Franchino Caravita, aveva considerato un affronto, al punto che il confronto tra i due era finito a pugni e a prenderle era stato proprio Caravita. Era sembrato l'inizio di una rottura e invece i due avevano rapidamente rassicurato il popolo dei tifosi postando una foto assieme dal letto d'ospedale di Boiocchi, nel frattempo colpito da un infarto.

Gli affari, legati a San Siro, fruttavano a Boiocchi "circa 80.

000 euro al mese tra parcheggi e biglietti", come aveva detto lui stesso, in frasi colte dalle intercettazioni delle forze dell'ordine: "Finalmente siamo riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui abbiamo fatto avere il posto che ci danno una somma ad ogni partita".

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