Ancora Jerez e ancora Quartararo sul primo gradino del podio. Il francesino della Yamaha approfitta dell'assenza di Marc Marquez, costretto ad arrendersi per il dolore al braccio fratturato, per firmare il secondo capolavoro della stagione. In testa dal primo all'ultimo giro, Fabio ha giocato a fare il cannibale, confermandosi l'anti-Marquez nella lotta al titolo. Dietro di lui, le Yamaha di Maverick Viñales, secondo in campionato, e uno straordinario Valentino Rossi che a 41 anni e mezzo ha dimostrato di saper tenere testa ai ragazzini terribili. Insieme a Fabio, che rappresenta il futuro di Yamaha, Jerez incorona proprio l'infinito Valentino Rossi. «Questo podio vale come una vittoria», ha dichiarato il dottore a digiuno di champagne da ben 17 gare (Texas 2019), che ha voluto festeggiare dando un abbraccio virtuale a tutti i fan davanti a una tribuna vuota. «Sono molto felice» ha proseguito ai microfoni di Sky, «perché abbiamo dovuto passare momenti molto frustanti». Ma cosa è cambiato? «Rispetto alle altre Case, Yamaha soffre un maggior degrado del posteriore Michelin», racconta Vale, «per questo a fine 2018 Yamaha aveva cambiato l'assetto della moto per adattarsi meglio alle gomme. All'inizio il nuovo bilanciamento sembrava funzionare bene, ma poi sono iniziati i guai. Io non riuscivo a guidare, mentre la moto si adattava bene agli altri piloti Yamaha». Risultato? «Devi imparare da Maverick e Fabio, mi ha detto Yamaha, perché loro vanno forte... e io ho 41 anni».
Vale ha ingoiato il rospo e senza scomporsi ha continuato a battere i pugni sul tavolo dei giapponesi per ottenere un setting dedicato al suo stile di guida e alla sua statura (181 cm contro i 171 di Viñales). Il cambiamento nell'assetto della sua M1 («un ritorno al passato» dirà il team principal Yamaha, Lin Jarvis) finalmente realizzato venerdì ha dato i suoi frutti. Guardando alla prima gara di campionato, Vale scuote la testa e confessa: «Era troppo brutto per essere vero! Visto che ci sono e ci sarò ancora il prossimo anno, Yamaha mi deve aiutare». Con il podio di Jerez, adesso il Dottore ha un argomento in più per farsi ascoltare dai giapponesi. «Ho bisogno di persone che credano in me e che lavorino, ho dovuto lottare per far valere le mie idee e se avessi mollato forse ora sarei qui con la voglia di andare al mare. Il Gp scorso così come gran parte del 2019 è stato troppo brutto per essere vero: sarò anche vecchio e c'è chi va più veloce di me ma la moto che ho guidato fino a domenica scorsa non era la mia... Ho la Yamaha nel cuore ed è normale che una Casa assecondi i piloti più forti. Io non sono il più veloce, ma posso fare delle belle gare. Non solo, ho fatto la storia di questa Casa...».
Lo sa bene Quartararo, per la prima volta nel paddock proprio a Jerez nel 2005 quando Rossi piegò Gibernau con un sorpasso magistrale.
Rossi, un fil rouge tra passato, presente, e futuro perché ieri il sistema VR46 è salito sul podio in tutte le categorie con Vietti in Moto3 e Marini e Bezzecchi in Moto2 per un podio tutto italiano (con Bastianini 1°) che nella classe di mezzo non si vedeva da Imola 1998. «Ho un bellissimo rapporto con i miei ragazzi. Allenarmi insieme ai giovani, mi mantiene giovane», ha concluso Valentino, eterno Peter Pan.
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