Da Ventura a Sarri, la rivincita di Insigne castiga Montella

L'azzurro cancella l'amarezza della Nazionale. Trascina il Napoli e piega il Milan con il Var

Da Ventura a Sarri, la rivincita di Insigne castiga Montella

A Giampiero Ventura ieri sera saranno fischiate le orecchie senza soluzione di continuità. Più anche di quanto sia successo dal lunedì della catastrofe mondiale in avanti. Lorenzo Insigne, la pietra dello scandalo del fallimento azzurro perché tenuto in panchina contro la Svezia dall'ex ct, ha dato ragione a tutto il Paese, infuriato per la sua esclusione in Nazionale. Infatti il piccolo fantasista del Napoli ha praticamente steso da solo il Milan. Ha risposto da campione riversando sul campo tutta la rabbia per non aver potuto aiutare l'Italia ad andare in Russia. Tavecchio che al solo pensiero dei «piccoletti in panchina» è scoppiato in lacrime (di coccodrillo), avrà spento la televisione dopo il primo tempo, per un'altra notte insonne. A quel punto Insigne aveva ricamato calcio nell'ordine di un assist a Callejon, un gol, un palo dopo controllo da fantascienza (in fuorigioco) e un tiro a giro che ha obbligato al miracolo Donnarumma. Decisivo. Per usare un eufemismo. La sfortuna del Milan è stata una e solo una: semplicemente Sarri non è Ventura, con lui Lorenzo gioca sempre. Anche se a dire il vero in passato non è sempre stato così. E un'altra verità è che il Napoli non è l'Italia, a partire da quegli automatismi di gioco che ormai vanno a memoria.

Montella ha provato a incepparli con una difesa a elastico che passava velocemente dalla linea a tre a quella a quattro. E soprattutto con quel centrocampo infarcito di qualità per provare a tenere botta al palleggio del Napoli. Per oltre mezz'ora è stato così con il Milan a confermare quell'identità ormai acquisita, di cui aveva parlato alla vigilia lo stesso Montella. Una personalità che nessuno, nemmeno l'Inter capace di venire via con un punto dal San Paolo, finora aveva dimostrato all'ombra del Vesuvio. Ma il piano è riuscito fino a un certo punto, fino a quando Insigne non ha eluso il fuorigioco e ha castigato Donnarumma. A quel punto è iniziata un'altra partita con il solito Napoli straripante, trascinato appunto dal fantasista. Il Milan ha barcollato ma è stato tenuto in piedi dal suo portiere che, a proposito di Nazionale, con un paio di parate ha raccolto subito l'eredità che Buffon in lacrime gli aveva consegnato a San Siro. Ecco la nuova Italia ha già due pedine da cui ripartire, l'ha detto il San Paolo.

Anche il Milan può avere un futuro perché nonostante perda Suso prima dell'intervallo, gioca anche un secondo tempo coraggioso, rispettato da un Napoli che a un certo punto ha anche arretrato come quasi mai gli capita, soprattutto in casa. La squadra di Montella non ha tirato quasi mai in porta, solo un paio di vere occasioni. A quel punto un'altra giocata stavolta di Mertens per Zielinski chiudeva la partita con Donnarumma a prendere gol in mezzo alle gambe.

Il tutto sul filo del fuorigioco, ma stavolta il Var resta muto, a differenza del gol di Insigne quando è successo di tutto. Il guardalinee ha tenuto giù la bandierina, poi con la palla in rete l'ha alzata gelando il San Paolo, quindi il Var ha convalidato il gol. Gioia in differita, ma rivincita in diretta per Insigne: nelle ultime cinque partite contro il Diavolo ha segnato cinque gol.

È lui l'uomo che tiene al primo posto il Napoli e allontana ulteriormente dalla zona Champions il Milan, che non può di certo consolarsi con il gol di Romagnoli a giochi chiusi, ma capace di innervosire la capolista. Tutto inutile: l'obbiettivo dichiarato dei rossoneri a inizio stagione, a novembre sembra già compromesso.

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