Il ritorno di Contador. Il trionfo sul podio suggestivo a Santiago de Compostela, che gli consegna la vittoria finale nella Vuelta 2014, chiude il cerchio della seconda vita del campione spagnolo.
Ci fu la prima, iniziata giovanissimo, che lo portò a 27 anni ad avere già cinque grandi Giri consecutivi in bacheca. Ma poi arrivò il famoso caso del clenbutenolo, che il campione attribuì a una bistecca contaminata, ma che non gli evitò uno stop e tanta diffidenza attorno.
Da quel momento, tante difficoltà. Il vero Contador stentava a ripresentarsi forte e spettacolare come prima. In questo stesso 2014, sul quale puntava molto, a farla da padrona è la sfortuna, con una caduta che lo toglie dai giochi del Tour, quando però è già in ritardo su Nibali.
Proprio da quella caduta e da quel ritiro nasce però questa vittoria alla Vuelta. Per salvare la stagione, Contador decide di rimettersi in gioco nella corsa a tappe del suo Paese, sfidando l'altro respinto dal Tour (Froome).
E' finita come ben si vede sul podio di Santiago de Compostela: battuto Froome, battuti i connazionali Valverde e Rodriguez. Contador vince con pieno merito, dominando anche in salita: nella penultima tappa, come sovrapprezzo, stacca tutti e va a vincere in solitudine. L'ultima frazione, una brevissima cronometro, è soltanto una formalità (grande prova del nostro Malori). Mentre risuona l'inno nazionale, la Spagna saluta il grande ritorno: Alberto Contador è di nuovo la bandiera.
Da parte nostra, ci consoliamo con una grande conferma: vincendo due tappe di montagna e arrivando quinto nella classifica finale, il ragazzo di Sardegna, Fabio Aru, dimostra dopo il terzo posto al Giro di essere il futuro assicurato del nostro ciclismo. Un futuro che sa già molto di presente.
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