Quel crack che ritorna, il precipizio in una voragine di dantesca memoria. Servirebbe un nuovo cerchio, la dannazione infernale di chi non ha peccato, ma è vittima di una sfortuna accanita, di un agguato che stravolge la carriera proprio sul più bello. Nicolò Zaniolo stava tornando in cima, provava ad arrampicarsi ancora più in alto eppure l'inferno era dietro l'angolo. La malasorte ci vede benissimo, il remake fa sentire perseguitati: rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro e oggi nuova operazione, a soli nove mesi di distanza dallo stesso guaio (ma al ginocchio destro). «Può suonare banale dire che tornerai più forte di prima, ma sono sicuro che tu ci riuscirai» ha twittato il ct Roberto Mancini, una carezza virtuale per chi ha bisogno di un incoraggiamento e non solo.
«A Dio chiedevo perché fosse capitato proprio a me» ha dichiarato uno dei più dannati, il brasiliano Ronaldo, quel Fenomeno che con il suo calvario ha fatto la storia al pari dei suoi tanti gol, di accelerazioni folgoranti stoppate da un ginocchio destro tormentato, due volte rotto in pochi mesi. Senza contare la rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro nel gennaio di otto anni dopo, a Livorno, che rappresentò l'uscita più simbolica di una carriera afflitta dai guai. Ciò che poteva essere non è stato, il calcio ha perso tanti dei suoi attori protagonisti prima del tempo dovuto. Le cartilagini (di cristallo) delle caviglie hanno tarpato le ali al cigno di Utrecht, Marco Van Basten, costretto a fermarsi a 30 anni: la recente autobiografia, dal titolo Fragile, la dice lunga sulla croce portata sul groppone fino all'obbligo di dire basta. Più di recente ha fatto scuola (suo malgrado) la vicenda di Pepito Rossi, l'attaccante arrivato a un passo dal super Barcellona di Guardiola prima di tornare ai box per ben quattro volte per i tanti problemi al ginocchio: a 33 anni si è dovuto fermare oltre mille giorni, prima di riprovarci ancora una volta, ripartendo dal Real Salt Lake in Mls. Sacrifici e abnegazione possono rappresentare un antidoto valido, la sfortuna arriva quando gli pare e non c'è fuoriclasse che tenga, anche se i guai di Roberto Baggio dimostrano che spesso nulla è perduto in partenza. Il Divin Codino, appena maggiorenne, si spaccò il ginocchio destro, saltarono legamento crociato anteriore e menisco, servirono oltre duecento punti di sutura. Fu uno stop and go per tutta la carriera, l'ultimo a ridosso del Mondiale 2002, tanto da indurre il ct Trapattoni a negargli l'ultima grande vetrina.
Con il passare del tempo il trend si è indirizzato, secondo una ricerca del Philadelphia Health Center le operazioni scaturite da lesioni al crociato anteriore sono cresciute del 400% negli ultimi 10 anni: aumenta la velocità, cambiano i metodi d'allenamento, ma il dramma resta. Se il crack arriva, non c'è scampo.
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