Milano - La nostalgia canaglia fa ancora presa 40 anni dopo. E l'accoglienza ieri riservata a Marco Van Basten, ospite d'onore per la presentazione del libro C'è solo un Presidente dedicato a Silvio Berlusconi ne è una suggestiva conferma. Insieme ai tanti volti del Milan di ieri l'altro (da Galliani a Confalonieri, Tavana e Filippo Galli, Dida, Carbone), e del Milan di oggi (Furlani accompagnato da Francesco Camarda), Marco Van Basten può far brillare molti occhi nel rievocare la sua splendida stagione con Berlusconi («lui era un motore per tutti noi») e nel tratteggiare il paragone con l'Avvocato Agnelli («venne a trovarmi nel '92 a St. Moritz dopo l'operazione e mi disse: noi abbiamo sbagliato centravanti con Rush») per poi segnalare quel che è rimasto, di unico e irraggiungibile, di quel trentennio milanista («ripeteva spesso: vincere e convincere»).
Fu proprio quel Milan a dargli la spinta per raggiungere il primo trofeo con la sua Olanda, nell'estate del 1988, a Monaco di Baviera, in Germania. «Tutti ricordano l'ultimo, ma furono utili e indispensabili anche gli altri quattro per superare Inghilterra e Germania» è la sua ricostruzione sempre disincantata delle sue memorabili imprese balistiche, 125 gol in 200 presenze in rossonero, coppe comprese. Così resiste ancora, a distanza di molti anni, il dispetto per quell'intervento chirurgico sconsigliato dal dottor Monti e dallo stesso Capello a cui Marco si sottopose per evitare i dolori lancinanti alla caviglia. «Un giorno a Milanello, stavo benino, e mi misi a palleggiare su un campo mentre la Nazionale di Arrigo si allenava su un altro campo. Molti pensarono che fosse l'inizio di un mio ritorno e invece no», racconta senza avere alcun rimpianto, nemmeno un pizzico di rimorso. Sa invece bene quel che lo aspetta adesso. E cioè il prossimo europeo nel quale prevede la solita griglia di partenza «con l'Italia che farà come sempre da scomodo cliente per qualsiasi avversario, a cominciare dalla Francia, e poi le altre favorite, la Germania e la Spagna, anche l'Inghilterra che dispone di un grande centravanti del calibro di Keane». E la curiosità collettiva si sposta sul candidato prossimo alla maglia numero 9 del Milan, lasciata da Giroud e probabilmente indossata da Zirkzee, il ragazzo di Schiedam, 23 anni, gli stessi più o meno dell'avvento di Van Basten a Milanello. «È un grande talento, mi piace molto, è ancora molto giovane, e se davvero dovesse arrivare a Milano deve sapere che avrà sulle spalle una grande responsabilità e un pubblico competente che sa apprezzare la bellezza del calcio» la sua didascalia da cui traspare una non totale benedizione a una trattativa che deve ancora scrivere la firma in fondo a un contratto oneroso. Per questo motivo fa quasi più notizia quella foto che a un certo punto riunisce nella stessa sala di un hotel milanese Furlani e Camarda al fianco di Galliani e Van Basten, con Paolo Berlusconi e Fedele Confalonieri in platea che quasi si commuove nell'assistere a quel cambio generazionale. «Toccalo, toccalo che magari diventi come lui» suggerisce Adriano Galliani. «Vorrei solo la sua benedizione» risponde il giovane bomber campione d'Europa con l'under 17 reduce dalla firma del contratto con il club rossonero. «Alla tua età, a 16 anni, io non ero ancora in prima squadra» gli fa eco Van Basten che al Milan americano ricorda che per vincere con continuità «servono grandi giocatori», prima di concedere alla platea l'ultima fotografia del memorabile passato berlusconiano.
«Il punto più alto della felicità del presidente Berlusconi fu raggiunto a Barcellona nella Coppa dei Campioni» ripete con quella sua cantilena che ricorda anche le sue dolenti discussioni calcistiche con Arrigo Sacchi allenatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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