In tempi di intercettazioni facili c'è una telefonata che il Corriere della Sera butta lì nell'indifferenza generale, ma che la dice lunga sulla nuova galassia antiberlusconiana. Ai capi del telefono due tribuni d'eccellenza: Andriano Celentano e Beppe Grillo (leggi qui). Due che hanno fatto del proprio palcoscenico il pulpito da cui attaccare a più riprese la poltica. Il comico genevose, poi, ha tradotto le invettive in fatti creando il Movimento a Cinque Stelle, mentre il Molleggiato sta ancora aspettando. E nell'attesa invia scritti al Corriere.
Ferruccio De Bortoli avverte subito il lettore: "Non sempre siamo d'accordo con Celentano. Ma la libertà dell'artista, specie di questi tempi, è sacra ed è sempre una ventata d'aria fresca". Una sorta di bollino giallo d'avvertimento: l'articolo va letto in presenza dei genitori. In realtà la telefonata, che sembra tutt'altro che casuale, ripete i clichè già conosciuti. Ci sono i temi cari al Molleggiato (i progetti rock, il cemento, l'onestà) e i cavalli di battaglia di Grillo (la rivolta di popolo, il governo ladro, la classe politica da far fuori). Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per annoiarsi.
Il rilancio delle Cinque Stelle La telefonata sembra un lungo spot per rilanciare il Movimento ispirato dai monologhi di Grillo. "Il mio è un movimento che ormai cammina con le proprie gambe e si rigenera nella forza dei giovani". Per ora si limita alle amministrazioni locali, ma presto punterà anche ai palazzi romani. "Nessuno potrà fermare la macchina delle Cinque Stelle - spiega Grillo a Celentano - è ormai un virus innescato in questa società sfaldata. Un virus che come le staminali è capace di rigenerare e quindi riconvertire in bene tutto ciò che è moralmente malato e che soprattutto concerne l'animo, la coscienza, la sfera spirituale e non ciò che è fisico e reale". Dopo aver arrogato alle Cinque Stelle poteri taumaturgici, Grillo assicura che il virus è "destinato ad espandersi contro tutte le ricchezze corrotte del mondo".
I campi di sterminio a Milano Per ora, però la battaglia di Grillo si muove solo in ambito locale. E trova una solida spalla in Celentano che da anni ha il dente avvelenato con l'amministrazione milanese. E così la telefonata diventa l'occasione per accusare apertamente il sindaco meneghino Letizia Moratti e il governatore lombardo Roberto Formigoni. Per il Molleggiato, i Comuni sono "i grandi devastatori di ciò che era la nostra bella Italia". "Basta dare un'occhiata alle orripilanti ferite mortali che i genitori di Frankenstein (Moratti e Formigoni) hanno inferto alla città di Milano - tuona Celentano - la stanno dissanguando". Al centro dell'invettiva fuori misura le nuove costruzioni che, in vista dell'Expo, cambieranno il volto al capoluogo lombardo. "Sono eleganti loculi tombali dove i milanesi moriranno di cancro - continua Celentano - è di poche ore l'approvazione dei nuovi campi di sterminio, da parte del Comune di Milano".
Celentano chiede uno "scatto" Il duetto tra i due punta a lanciare un "progetto più rock" che, al termine della telefonata, non arriva. Forse si tratta del già visto movimento di Grillo, forse del "curatore di anime" auspicato da Celentano. Non si capisce. Secondo il Molleggiato, "la gente ha bisogno di uno scatto che le indichi la direzione. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito". Lo stesso Celentano, tuttavia, ammette di "non aver ancora ben chiaro" da che parte si dovrebbe iniziare. Per questo la butta sull'anima e sulla necessità di un "curatore che ci insegni a ritrovare la via dell'onestà fin dalle piccole briciole". Da qui alla mistica religiosa il passo è davvero breve. Si tira in ballo pure Gesù.
E, prima di andare via, Celentano chiude la telefonata con un'ultima massima: "Se fin da piccoli ci alleniamo a rubare, non dobbiamo meravigliarci se poi da grandi, si forma in noi la malsana idea che chi non ruba è un cretino". Amen.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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