Il nuovo stadio del Milan, 70mila posti a San Donato

La società presenta il progetto al Comune di Milano: lavori nel 2025. Oltre al campo, museo, hotel e negozi. "C'è il sì dei residenti"

Il nuovo stadio del Milan, 70mila posti a San Donato
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Per il nuovo stadio, il Milan fa proprio sul serio. Ieri ha infatti ufficialmente presentato al comune di San Donato una proposta di variante urbanistica per l`area denominata «San Francesco», preliminare a un possibile successivo sviluppo del progetto definitivo.

È il primo passo prima di intraprendere una lunga trafila burocratica (le tappe previste: autorizzazione del Comune, passaggio alla Regione Lombardia, inizio dei lavori entro la primavera del 2025) al fine dichiarato di raggiungere il sospirato taglio del nastro ipotizzato per l'estate del 2028. Non ci sono né consiglieri ambientalisti né comitati di quartiere pronti a mettersi di traverso. E qui la spiegazione è abbastanza semplice: si tratta di un'area privata, di proprietà della società Sportlifecity e ceduta nel giugno scorso al club rossonero, già dotata di alcune infrastrutture. In particolare la zona nella quale sorgerà lo stadio (da 70mila posti secondo il progetto di Manica, lo studio di architetti incaricato di disegnare l'impianto e l'intero distretto) è già destinata a impianti sportivi. Non sarà aumentata la volumetria (smentita l'ipotesi di prevedere un centro commerciale) e diventerà un'altra porta di accesso a sud di Milano perché - attraverso svincoli appositamente costruiti con due ponti - collegata a due snodi autostradali.

Le caratteristiche del progetto sono le più moderne: sostenibilità (previsti pannelli di energia rinnovabile), comodità e sicurezza (sedute per il pubblico molto più larghe), visibilità eccellente, spogliatoi di circa mille metri quadri con palestre e piscine per la cryo-terapia, ampi parcheggi sotterranei che non invaderanno il centro abitato di San Donato né l'abbazia di Chiaravalle e una pista ciclabile che consente di raggiungere il centro di Milano con un percorso di 4,8 chilometri. Per verificare la concreta rapidità dei collegamenti via metropolitana, l'ad del Milan Giorgio Furlani ha compiuto in privato l'intero percorso (piazza Duomo-San Donato) cronometrandolo in 12 minuti. A questo punto, stabilito che il famoso Parco Sud dal quale erano spuntate improbabili obiezioni non sarà coinvolto nell'operazione, c'è la quasi certezza dell'addio all'attuale San Siro. Quasi perché sul nodo centrale, Paolo Scaroni, presidente del Milan, è stato diplomatico: «Il nuovo San Siro previsto dal vecchio progetto realizzato con l'Inter è lontano ma non è ancora morto».

A seguire da vicino, con continui viaggi tra gli Usa (Denver, Oregon) dove ha residenza, il dossier è Tim Romani, il manager incaricato da Gerry Cardinale di provvedere alla realizzazione del piano. In passato, con la sua società, il manager americano ha già costruito 57 impianti sportivi modernissimi. Nessuna decisione nemmeno sull'abbinamento commerciale. «Lo sceglieremo quando sarà pronta la facciata dell'impianto: allora apriremo le porte agli eventuali sponsor» la precisazione di Romani. Sul finanziamento dell'opera che prevede tra l'altro anche un paio di ponti per il collegamento autostradale est-ovest, è già cominciata la consultazione con potenziali investitori privati ma bocche cucite sulle dimensioni finanziarie. «Parleremo di cifre quando il progetto sarà completato e reso pubblico» la spiegazione.

Con lo stadio sono previsti nell'area uno store più il museo e gli uffici di casa Milan attualmente concentrati nell'area ex Portello, con l'aggiunta di un albergo e un centro polifunzionale per l'intrattenimento che vuol dire concerti ed eventi. Ultimo dettaglio, non secondario: il parere entusiasta della popolazione di San Donato che vedrebbe rilanciato un quartiere attualmente abbandonato e un rilancio attrattivo di tutta la zona.

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