Staglieno, il cimitero di Mazzini che trascura anche la sua storia

Dire Staglieno a Genova - scrive il consigliere Gianni Bernabò Brea nel suo report sul cimitero - significa soprattutto dire arte e valore storico, per la grandezza dei monumenti scultorei e per le personalità che vi riposano, Giuseppe Mazzini, Gilberto Govi, Nino Bixio. Dire Staglieno significa poter vedere l’evoluzione dell’arte in Italia, dal neoclassicismo al realismo». E però, dire Staglieno oggi significa anche e a cuore stretto, dire degrado, incuria, abbandono, disservizio. Il viaggio del consigliere del Gruppo Misto nei campisanti cittadini continua. Dopo quello di Voltri, Brea è andato di persona a Staglieno a verificare la situazione del cimitero a pochi giorni dalla commemorazione dei defunti. Il risultato, così come per l’altro camposanto, è desolante. Le arcate delle gallerie con muri fatiscenti e i pavimenti con le lastre di divisione tra le varie tabelle tombali rotte o con dislivelli pericolosi per chi vi transita.
«Al Campo degli Evangelici pare arrivare ad un campo di campagna abbandonato - scrive Brea -, dove l’erba supera le lapidi ed una transennatura fatta solo con nastro bianco/rosso evidenzia la caduta di un albero, chissà da quanto tempo».
Il campo 1, prosegue il consigliere comunale nella sua descrizione, sembra reduce da una guerra: tombe dissestate, sprofondate nel terreno, marmi spaccati.
«Mi colpisce un cartello di colore giallo che trovo affisso in diversi punti che riporta il seguente testo: “L’utilizzo delle scale a carrello o a palchetto è consentito unicamente alle persone in buone condizioni fisiche”. Penso immediatamente alle centinaia di anziani che abitualmente visitano il famedio: porteranno un certificato medico di “buona salute” al direttore di Staglieno o sarà sufficiente l’occhio “clinico” dei pochi addetti ancora sul campo?».
Poi quello che è, o meglio che dovrebbe essere un monumento di valore storico, un patrimonio nazionale a maggior ragione nell’anno della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. «Arrivo alla tomba di Mazzini - continua Brea -: mi sorprende che non vi è una corona per la ricorrenza del 150esimo dell’Unità, salvo un tricolore quasi melanconico apposto nel vaso di una pianta. L’unico segno commemorativo è una targa affisa dai repubblicani svizzeri...che tristezza».
Il sopralluogo va avanti: il radiale esterno è ancora transennato, da 15 anni, precisa il politico. «Per raggiungere il “radiale“ trovo un campo che di certo sarebbe una buona scenografia per qualche thriller di Dario Argento: lapidi che paiono sospese, buchi sotto le tombe, tombe di famiglia aperte e addirittura un secchio da muratore rovesciato su un lato di una tomba».
Dagli ossari spuntano generose sterpaglie, visto che i parenti non vi possono accedere per deporvi un fiore, la natura offre quel poco che può. Brea esce da Staglieno con un’unica certezza: la commemorazione dei defunti del 2011 non sarà migliore degli anni scorsi.

«Torneremo a leggere di quanto le persone troveranno disservizio e degrado. Torneremo a risentire parlare l’amministrazione di programmi triennali e di ipotetiche promesse ed emergenze: è così da anni, come il ritornello della canzone più banale».

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