Stalin, il Terrore nacque al pub

Maggio 1907, a 28 anni, il futuro dittatore giunge a Londra. È già un criminale incallito. Con il pretesto del congresso del Partito socialdemocratico russo, è venuto in Inghilterra per preparare un colpo alla banca di Stato di Tblisi

da Londra
Nella ricostruzione degli anni giovanili di Stalin, la biografia bestseller di Simon Sebag Montefiore, The Young Stalin (Londra, Weidenfeld and Nicolson), che si conclude prima del Terrore instaurato dal dittatore, ci presenta un furfante, un truffatore di professione che scriveva poesie sentimentali. Un uomo senza scrupoli, «uno scapestrato, un Falstaff giovanile». Insomma non un rivoluzionario, e tanto meno un ideologo, ma un gangster, al servizio di Lenin, allora a Londra, cui portava i frutti del suo brigantaggio in Georgia in nome della rivoluzione.
UN GANGSTER DI NOME SOSO
Secondo la ricostruzione dello storico, il giovane georgiano che si faceva chiamare Soso Djugashvili, ma aveva tanti altri nomi (Koba, Vasily, Ivanovich), giunse a Londra nel maggio 1907 alla stazione di Liverpool Street, sotto gli occhi dei detective della Special Branch e di due sbirri dello Zar, salutato da giornalisti e fotografi che accoglievano il pericoloso «anarchico» russo. Soso aveva 28 anni, e aveva già vissuto un’esistenza di avventure e di violenza in qualità di capo dei Partigiani rossi, «un padrino del crimine organizzato», scrive l’autore, «un donnaiolo di successo, un agitatore marxista già scampato alla Siberia. Aveva al suo attivo rapine di banche, racket di protezione, rapimenti, assassini, incendi, tutto per procurare il danaro ai bolscevichi di Lenin e proteggerne l’organizzazione clandestina. Era la più importante fonte di danaro per Lenin». Ufficialmente quel giorno veniva a Londra per partecipare al Quinto Congresso del Partito socialdemocratico russo, ma in realtà, nonostante il Partito avesse proibito le rapine alle banche, per mettere a punto con Lenin un colpo alla Banca di Stato a Tblisi.
Stalin arrivò con due amici del Caucaso. Lenin, Trotsky e Gorki erano già a Londra per il congresso. Gorki stava in un alberghetto di Bloomsbury, Lenin e la moglie Krupskaya affittarono due stanze in Kensington Square, mentre Stalin all’inizio alloggiava in un dormitorio di Whitechapel, nel più derelitto East End.
Per molto tempo i movimenti di Lenin e Stalin a Londra sono stati coperti di mistero. Per il suo libro Montefiore li ha ricostruiti con la collaborazione del massimo esperto di Lenin e Stalin a Londra: John Callow, direttore della «Marx Memorial Library», nel quartiere di Clerkenwell. Callow è un brillante ed eccentrico intellettuale di trentacinque anni, storico di formazione - un dottorato sullo Stato inglese nel 1600 dalla repubblica di Cromwell alla reazione e rivoluzione con uno studio su Giacomo II «il fondatore del mercato degli schiavi», dice - ed ex-chitarrista heavy metal. Incontrandolo, è appunto l’aspetto rock (capelli lunghissimi, stivali neri e cinturoni con borchie d’acciaio) che colpisce, anche se appena parla della sua biblioteca è la passione dello storico a far scintille.
LA BIBLIOTECA MARXISTA
L’edificio è una palazzina elegante del ’700 restaurata. Al primo piano entriamo nel piccolo studio di Lenin dove nel 1902-3 faceva stampare con macchinari di fortuna la rivista socialdemocratica russa Iskra in decine di migliaia di copie per gli esuli russi in Inghilterra e da contrabbandare sotto il naso dell’Okhrana (la polizia segreta zarista) in Russia via Copenhagen, Danzica e Finlandia, e nel Caucaso via Istanbul e Mar Nero, ci spiega John Callow mostrandoci le raccolte della rivista.
Callow ha ridato vita alla Biblioteca, fondata nel ’33 ma più tardi caduta in disuso, visitata da Kruscev e Bulganin nel ’56, da Gorbacev e consorte nell’85, entrata nel canone dei romanzi di Le Carré. Qui, spiega, «ho studiato i passi di Stalin a Londra. La gente è affascinata dalla presenza del giovane Stalin nella grande metropoli edoardiana». Per non tenere tutti i segreti per sé, ha organizzato delle passeggiate per turisti, degli itinerari guidati Stalin/Lenin a Londra.
TOUR BOLSCEVICO
Una visita alla Biblioteca e all’incantevole Green con all’angolo il Crown Pub che Lenin frequentava tutti i giorni, è un buon inizio. Il tour di Stalin parte invece dalla stazione della metropolitana di Liverpool Street per arrivare a quella di Whitechapel, fuori si gira a destra e, attraversato il mercato, si arriva all’angolo di Fulbourne Street, dove avveniva la registrazione dei bolscevichi che ricevevano l’indennità quotidiana di due scellini, parole d’ordine segrete per evitare gli infiltrati dell’Okhrana e una mappa di Londra. A quei tempi al secondo piano c’era il Circolo socialista polacco, dove Lenin e Stalin si riunivano. Appena arrivato, Stalin aveva preso possesso del suo primo alloggio, uno squallido dormitorio nella Tower House, in Fieldgate Street, nel quartiere di Stepney, tre scellini la settimana. Era così sordido che Stalin si ribellò e fu trasferito al 77 di Jubilee Street, sempre a Stepney, nella casa di un calzolaio in fondo a un vialetto vittoriano. Whitechapel è oggi abitata da indiani e pachistani, ma le stradine allora ospitavano 120mila esuli russi, dominati dai gangster che dirigevano le colonie del crimine. Stalin si sentiva a casa.
Da Jubilee Street, Stalin veniva poi accompagnato in metropolitana nel quartiere di Islington dove si incontrava nella Brotherhood Church in Southgate Road con trecento delegati russi, polacchi, georgiani, armeni ed ebrei, in riunioni tempestose nell’austera chiesa protestante (più tardi demolita e ricostruita). Erano salutati dalla stampa e fotografati dai paparazzi, mentre sotto la pioggia cercavano di nascondersi dietro gli ombrelli. «I rivoluzionari russi hanno paura della macchina fotografica» strillava il Daily Mirror, mentre più in là li esaltava scrivendo: «A Londra si sta facendo la storia». Il 13 maggio il padre del marxismo russo, Georgi Plekhanov, apriva il congresso.
FRA RISSE E CARAMELLE
Lenin portava a spasso i compagni ad Hyde Park, insegnava qualche frase d’inglese, li rifocillava a base di fish and chips nei ristoranti intorno alla Kings Cross Station o nel suo pub preferito, oggi intatto, l’antico «Crown & Woolpack» a Finsbury, dove dietro le ante intarsiate dei pannelli si nascondevano i poliziotti inglesi a origliare senza sapere il russo. Ma Stalin, con la sua fedora nera a tesa larga, gli stivali e i giacconi neri, si sentiva più a casa negli squallori di Whitechapel, dove venne anche picchiato dai dockers del porto che non vedevano di buon occhio gli emigrati russi. Spesso stava chiuso nella sua stanza a leggere. Un ragazzino, Arthur Bacon, gli faceva le commissioni e lui lo pagava generosamente. «Gli piacevano le caramelle, gliene compravo tutti i giorni», ricorderà Bacon.
In quei giorni Stalin si mise a studiare l’inglese e, come disse più tardi a Gromiko, ministro degli Esteri sovietico, il modo migliore per impararlo era andare in chiesa, sedersi e ascoltare.

Era così che faceva nelle giornate londinesi il dittatore che studiava quella lingua ancora negli anni ’30, gli anni del Terrore. Un Terrore che già covava a Londra dove incontrò Trotsky per la prima volta e l’odio fu reciproco, senza remissioni.

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