La stanza di Mario Cervi

Gentilissimo dottor Cervi,
quando ho firmato con altri un appello per evitare che la ricorrenza risorgimentale si trasformi nella solita sbrodolata di retorica mi riferivo anche alla necessità di non dare troppo indulgente spazio a prese di posizioni come quella del lettore Carozzi, da lei commentata mercoledì. Si tratta di manifestazioni di opinioni che sono forse ispirate a un commendevole slancio patriottico, ma che nel tono e nella sostanza ripropongono in veste di dogma menzogne e inesattezze che non solo degradano il livello morale della storia comune (e perciò le rendono un pessimo servizio) ma perpetuano anche odio e risentimenti di cui certo non c’è bisogno. Invocando un dibattito sereno si intende proprio evitare che chi si crede depositario di ogni verità e moralità possa continuare a spargere i suoi veleni.
Un po’ mi ha fatto male, caro Cervi, che lei abbia in qualche modo assecondato questo atteggiamento scrivendo di «condividere in larga misura» le argomentazioni del molto patriottico e poco sereno lettore. Mi sarebbe piaciuto che lei assumesse una posizione meno «politicamente corretta» e più coerente con il coraggio delle idee per cui io e tanti altri abbiamo imparato ad ammirarla. Come si fa ad accettare senza reagire un ragionamento come quello che paragona Fenestrelle a un albergo a 4 stelle? Allo Spielberg un governo legittimo aveva spedito per qualche anno (dopo averli graziati dalla condanna a morte), con un regolare processo, due che avevano cospirato contro l’autorità costituita. Si potrà darne un pesante giudizio politico ma non certo descriverlo come un atto di illegittima violenza. C’è un abisso morale fra le due cose. Sono oltretutto certo che lei (e forse anche il focoso lettore) si sarebbe comportato allo stesso modo difendendo il proprio onore e quello del proprio Paese sconfitto.
Quanto alla qualità di vita degli Stati meridionali, non credo sia molto importante stabilire se fossero migliori o peggiori di quelle del Regno di Sardegna. Il punto è un altro: che diritto ha uno Stato che si ritiene più progredito di occuparne uno che si dice più retrogrado? I peggiori misfatti sono stati commessi nella storia con scuse del genere. Ma poi davvero gli Stati sardi erano più civili e progrediti del Lombardo-Veneto o del Granducato di Toscana? Questi, caro Cervi, sono i frutti avvelenati di certa retorica patriottica, delle letture di sussidiari faziosi (e anche cretini) come Cuore, vero catechismo per bambini della religione laica che si è voluta imporre su quella vera, considerata a lungo nemica della Patria.


Proprio per tutto questo vorremmo che si ragionasse con più serenità, senza schematismi dogmatici (e relativi anatemi), affrontando la verità, tutta la verità, anche se questa può sgretolare qualche certezza ritenuta sacra. Solo i regimi dispotici si basano sulla distorsione della storia a proprio uso e vantaggio.
Con immutata stima,

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