"Lo Stato mi perseguita dopo l'acquisto della villa del Duce"

Domenico Morosini, proprietario di Villa Carpena, rivela: "Un giorno mi sono trovato in azienda ottanta finanzieri, ottanta! Mi vogliono far crollare. Il Duce fa più paura oggi che quando era in vita"

"Lo Stato mi perseguita dopo l'acquisto della villa del Duce"

“Un giorno mi sono trovato in azienda ottanta finanzieri, ottanta! Mi vogliono far crollare. Il Duce fa più paura oggi che quando era in vita”. A parlare è il signor Domenico Morosini, 77 anni, originario del lodigiano che, nel 1998, acquista da Romano Mussolini Villa Carpena, la dimora del Duce e della sua famiglia, situata nelle campagne di San Martino in Strada, a dieci chilometri da Predappio.

Ora la villa è trasformata in una sorta di museo che racchiude i cimeli più preziosi di Benito Mussolini: dal suo violino alla lampada a forma di fascio littorio regalata al Duce da D’Annunzio per finire con l’ultima divisa indossata occasione dell’incontro col cardinale Schuester, comprata dall’anziano nostalgico nel 2007 un’asta negli Stati Uniti. Morosini, in un’intervista a Libero, racconta di sentirsi perseguitato dallo Stato:“Qualche giorno fa mi è arrivata una cartella esattoriale da 120 mila euro del 1982? Ho fatto ricorso: se perdo devo sborsarne 400 mila. Ho sempre lavorato sodo, avevo due imprese edili, che mi hanno fatto chiudere, e una catena di negozi d’abbigliamento. Continuo a darmi da fare anche adesso che ho una certa età, ma sono braccato…

Morosini, poi, se la prende con i politici di oggi: “Sono ancora lì che discutono sui vitalizi: è gente che prende 20mila euro al mese!” e attacca: “La Storia viene scritta dai vincitori, nel nostro caso dai comunisti, ma la gente deve e vuole conoscerla, e sono sempre di più quelli che rimpiangono il passato”. Guai a definirlo fascista.“Sono mussoliniano”, ci tiene a precisare dato che è nato nel ’40 quando ormai il fascismo era gli sgoccioli.

“Non ho vissuto il Ventennio, però – spiega - apprezzo Mussolini perché ha costruito mezza Italia, ha tenuto sempre il bilancio dello Stato in pareggio, a volte perfino in attivo. Dopo il ’46 gli antifascisti, i filosofi, i politici, hanno cominciato a fare miliardi e miliardi di debiti. Questa è gente che non ha fatto altro. Il Duce invece ha fatto tutto”.

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