«Stato palestinese entro due anni» Lo sgarbo del Quartetto a Israele

Lo chiamano Quartetto diplomatico, ma stavolta sembra il ventriloquo di Hillary Clinton. Una Hillary rasserenata dopo la telefonata di giovedì sera con Bibi Netanyahu, ma non certo placata né convinta della disponibilità di Israele a scendere a patti. Una Hillary pronta a far fronte comune con Russia, Europa e Nazioni Unite pur di far pagare all’alleato mediorientale lo scotto per quella inopportuna presa di posizione sugli insediamenti di Gerusalemme Est gettata in faccia al numero due della Casa Bianca Joe Biden durante la visita della scorsa settimana. Quello di Hillary è un gioco facile. Se si tratta di mettere in riga Israele - e persino Washington fa la voce forte - Unione Europea, Nazioni Unite e Russia non si tiran certo indietro. E men che mai pensano di schierarsi con Gerusalemme. Quindi la partita di Mosca giocata al tavolo di cena alla vigilia della riunione di ieri del Quartetto (la rappresentanza diplomatica formata da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite) riesce alla perfezione. Tra l’antipasto e il dessert Hillary convince i suoi commensali che è ora di tirare un doppio schiaffo al governo di Netanyahu per riportarlo sulla strada della ragionevolezza e fargli capire che rischia l’isolamento. Così meno di 12 ore dopo il Quartetto, riunito a Mosca, sputa una doppia sentenza intimando a Israele di raggiungere un accordo diplomatico con i palestinesi entro 24 mesi e notificandogli la necessità di congelare immediatamente tutti gli insediamenti. A leggere il verdetto ci pensa lo stesso segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon.
«Il Quartetto ritiene che i negoziati debbano condurre a una soluzione negoziata tra le parti entro 24 mesi. Questa soluzione deve mettere fine all’occupazione cominciata nel 1967 e avere per effetto la creazione di uno Stato palestinese indipendente, democratico e vitale, che vivrà in pace e sicurezza accanto a Israele e ai suoi altri vicini» annuncia il segretario generale delle Nazioni Unite. In quella prima parte del comunicato c’è quanto basta per metter di pessimo umore Bibi Netanyahu e tutto il suo esecutivo. Il primo schiaffo è rappresentato da quel negoziato - da chiudere in due anni - imposto da un organismo diplomatico chiamato, teoricamente, soltanto a mediare tra israeliani e palestinesi. A render ancor più pesante il comunicato finale, trasformandolo in un autentico doppio schiaffo, contribuisce la richiesta di blocco di tutti gli insediamenti. Una richiesta resa diplomaticamente ancor più ruvida dalla nota in cui si ricorda che lo status di Gerusalemme Est deve venir risolto attraverso un negoziato dal momento che l’annessione israeliana della città non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale.
Il primo a reagire con malcelata rabbia alle raccomandazioni firmate dal Quartetto, ma ispirate dal Segretario di stato americano è il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman. Rispettando la sua fama di superfalco il ministro spara a zero contro le «consegne» e demolisce l’idea di un negoziato con i palestinesi in soli 24 mesi. «La pace non può venir imposta artificialmente o utilizzando dei calendari assolutamente irreali, questi comunicati finiscono soltanto con il compromettere qualsiasi possibilità di arrivare ad un accordo» dichiara Lieberman nel corso di una visita alla comunità ebraica di Bruxelles. Subito dopo accusa il Quartetto di fare il gioco dei palestinesi regalando loro «l’illusione di poter raggiungere i loro obbiettivi nonostante il fallimento di qualsiasi trattativa». Ovviamente entusiasti invece i rappresentanti palestinesi che non perdono l’occasione di chiedere per voce del negoziatore Saeb Erakat «massima attenzione nel vigilare sulle costruzioni israeliane a Gerusalemme e nel resto della Cisgiordania». Stando a quanto spiegato a Mosca dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov la nuova trattativa dovrebbe essere preceduta da negoziati indiretti seguiti da una serie di faccia a faccia tra il premier israeliano e il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas.

I colloqui indiretti dovevano iniziare la scorsa settimana, ma sono stati bloccati dopo la decisione del Comitato israeliano per gli insediamenti, annunciata proprio durante la visita in Israele del vicepresidente americano Joe Biden, di procedere con la costruzione di altri 6.000 appartamenti nelle zone di Gerusalemme Est rivendicate dai palestinesi.

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