da Milano
Alla Festa della Libertà con in tasca, finalmente, la libertà di giocare alla pari con Londra, Parigi, Berlino. La libertà di sentirsi più forti, imboccando la corsia privilegiata di Roma Capitale. È raggiante il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel giorno in cui si schiudono nuovi orizzonti per la città che governa. E non esita a parlare di «svolta storica»
Quindi la storia si fa anche con una capitale che diventa più capitale?
«Certamente, specie se questa svolta storica rappresenta il coronamento di un impegno. Lessere riusciti a inserire nel processo del federalismo fiscale anche la norma che definisce e inquadra i nuovi poteri di Roma Capitale è un grande successo».
Ci scusi ma sembrerebbe una contraddizione...
«Sembra... Ma la maggior autonomia dei territori deve avere come bilanciamento il fatto che ci sia la possibilità di valorizzare a livello nazionale e internazionale il ruolo di Roma. Non dimentichiamo che questa è una norma prevista nella Costituzione, articolo 114 comma 3. Erano 30 anni che si invocava questa necessità: perché Roma è l'unica capitale europea che non ha uno statuto speciale e che è governata come un normale comune».
Che cosa contiene il provvedimento approvato?
«Ci sono le risorse per finanziare Roma Capitale, ovvero 500 milioni di euro annui, e ci sono anche i poteri speciali. E questo spazza via definitivamente la leggenda alimentata dalla sinistra che il governo centralista sia un governo nemico di Roma. Questo governo ha fatto ciò che i governi precedenti, chiacchierando un po' troppo, non sono mai riusciti a fare».
Ci sintetizzi la sua soddisfazione con una battuta...
«Roma passa da capitale del centralismo a una moderna metropoli europea in grado di vivere nel contesto del federalismo».
Poteri speciali... Che significa?
«Potremo intraprendere una serie di procedure senza più passare dai tanti, troppi livelli di burocrazia. Dora in poi i poteri amministrativi si concentreranno in ununica governance. Ma cè di più: nel provvedimento di Roma Capitale cè il primo esperimento di federalismo patrimoniale. Ovvero: il patrimonio dello Stato inutilizzato passa alla realtà comunale. Un cambiamento netto che permetterà a Roma di diventare competitiva nel network delle metropoli internazionali».
In pratica: ci guadagna più il cittadino di Roma o il resto degli italiani?
«Penso che sia un vantaggio comune. L'Italia non poteva più fare a meno di una capitale forte e competitiva e questa nuova potenzialità ora ce la dovremo giocare in Europa e nel Mediterraneo. Quanto al cittadino romano avrà la possibilità di avere una città più vivibile nonostante quel carico di impegni e di responsabilità che si riversa ogni giorno su Roma. Perché a Roma ci sono le ambasciate, cè il Vaticano, ma ci sono anche centinaia di manifestazioni, le più diverse, ogni anno. Tutte realtà che pesano sulla vita quotidiana ma che d'ora in poi verranno stemperate nella dimensione internazionale che Roma finalmente potrà assumere».
Primi obiettivi da conquistare?
«Il miglioramento dei servizi, la mobilità, lefficienza della macchina cittadina che oggi è semiparalizzata. E poi il decollo di uno sviluppo economico che parta da risorse private e non più da quelle pubbliche. Roma ha 30 anni di debiti accumulati. Con il nostro piano di rientro siamo obbligati a fare tagli forti, e ad avere maggior rigore per riequilibrare il bilancio. Ma per affrontare il debito abbiamo anche bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno di investimenti privati».
Qualcuno ha sollevato perplessità...
«Vi riferite a Marrazzo? Dovrebbe essere entusiasta di fronte a dei cambiamenti che liberano il Comune dal dissesto e attuano la Costituzione. Capisco che il centrosinistra si trovi spiazzato di fronte alla riforma per Roma Capitale approvata dal Consiglio dei ministri, ma non deve attaccarsi a pretesti assurdi e inconsistenti.
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