Lo stile è un'arte e ora apre le porte di mostre e musei

di Daniela Fedi«Voglio aprire tutti i luoghi della cultura italiana alla moda perché sono due pezzi dell'identità nazionale» dichiara Dario Franceschini inaugurando l'89ª edizione di Pitti Uomo. Vien voglia di mandarlo a quel Paese e di rispondergli «Alla buon ora». Da anni infatti il popolo della moda italiana tenta inutilmente di abbattere quelle che lo stesso ministro definisce «barriere ideologiche e snobistiche». Considerati ad andar bene degli inguaribili stravaganti, gli addetti ai lavori dell'eleganza si son dovuti arrangiare come potevano con il felice risultato di costruire un mondo a parte che troppo spesso sembra ignorare l'esistenza del mondo reale. Perciò ben venga questa tardiva scoperta da parte delle istituzioni, ma prima di urlare al miracolo vorremmo essere certi che a trarne vantaggio non saranno i soliti noti ma l'intero sistema. In quest'ottica l'annuncio dell'imminente firma di una convenzione tra Pitti Discovery e la Direzione delle gallerie degli Uffizi per realizzare un programma triennale di mostre e culture della moda ci sembra una gran bella cosa solo perché il nuovo direttore degli Uffizi, Elke Schmidt, è un uomo pragmatico e intelligente, capace di distinguere tra una cosa davvero interessante e una semplicemente strana. Non per nulla la sua opera preferita tra tutte le meraviglie di cui si deve occupare è il michelangiolesco Tondo Doni, un piccolo gioiello incastonato nella cornice originale, pietra miliare del manierismo e della storia dell'arte in generale. Il passaggio da questo mondo colto e raffinato a quello che deambula negli smisurati spazi della Fortezza da Basso, è un pugno nello stomaco. Impazza il selfie demenziale con buona pace della dignità e dimenticando che a Pitti si viene per lavorare non per vedere e farsi vedere. A molti discorsi manca il senso compiuto e ogni tanto è perfino difficile capire in che lingua si stia parlando. Abbiamo sentito con le nostre orecchie pronunciare una frase tipo «Dove vai se l'influencer non ce l'hai», mentre qualcun altro urlava nel telefonino di «non avere il dono dell'ubicazione». Tutti, ma proprio tutti i deambulatori del salone indossano il cappello ignorando una regola fondamentale dell'etichetta: toglierselo in presenza di una signora o quantomeno fare il gesto di. Anche sulle signore o sedicenti tali sarebbe bene stendere un pietoso velo: la categoria è ormai da tempo sulla via dell'estinzione.

Nel frattempo Gaetano Marzotto, presidente di Pitti oltre che membro di una storica famiglia d'imprenditori del settore, ha dichiarato di sentirsi un Panda solo perché continua a vestirsi in grigio o in blu. Come diavolo dovrebbe vestirsi un uomo che lavora e rappresenta un'istituzione?

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