«Stop ai calciatori tatuati»: l'ultimo divieto dei sauditi

Guerra agli sportivi stranieri che amano decorarsi il corpo. Dovranno coprirsi prima di scendere in campo o rischiano la prigione

Nel mondo sono sempre più «in», ma in Arabia Saudita restano «out». La polizia religiosa dichiara guerra ai tatuaggi e avverte i calciatori stranieri che amano decorarsi il corpo. La famigerata commissione per la promozione della virtù e la repressione del vizio ha inviato una lettera all'Alta commissione per la Gioventù chiedendo di avvertire tutti i calciatori stranieri che giocano nel campionato saudita di coprire tutti i loro tatuaggi prima di scendere in campo, pena la prigione.
Alla base del provvedimento, racconta il quotidiano «Sabq», c'è l'episodio in cui è rimasto suo malgrado coinvolto nei giorni scorsi il giocatore colombiano dell'al-Nasr, Juan Pablo Pino. Il giovane 24enne era stato arrestato dalla polizia religiosa, mentre si trovava in un centro commerciale con la sua moglie incinta, per aver mostrato in pubblico i suoi numerosi tatuaggi sulle mani e le spalle. Il calciatore, infatti, in quell'occasione indossava una t-shirt a maniche corte. Secondo la commissione per la promozione della virtù, i calciatori stranieri amanti dei tatuaggi sono un esempio poco edificante per i giovani del regno di re Abdullah.

«I tatuaggi - si legge nella lettera inviata all'Alta commissione per la Gioventù - hanno effetti negativi sui giovani sauditi. Vi chiediamo di mettere al corrente tutti i giocatori stranieri della necessità di rispettare le regole e coprire i loro tatuaggi durante le partite».

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