Storace: "Il derby coi fininiani? Lo vinceremo noi"

Roma Il derby delle feste, domenica sera, è sicuro di vincerlo lui: 2-0 e palla al centro. Anzi, a destra. Francesco Storace domenica sarà a Ponte Buggianese per la festa della Destra nelle stesse ore in cui a qualche centinaio di chilometri di distanza Gianfranco Fini parlerà alla festa tricolore di Mirabello. Due appuntamenti così simili eppure così diversi. «Sì, perché da una parte ci sarà la gioia, la festa. Dall’altra invece c’è solo l’essere contro, il rancore di chi dopo 16 anni deve ammettere di avere fallito un’alleanza. E 16 anni sono lunghissimi. Del resto, Fini ci ha messo 30 anni a scoprire che il fascismo era il male assoluto. E questo vuol dire che da 30 anni imbrogliava la sua gente. Lui non era di destra. Lui stava a destra».
Ma lo sa che tutte e due le feste si richiamano al tricolore?
«Sì, ma noi amiamo il tricolore, mentre le parole di Fini degli ultimi tempi su temi come l’immigrazione fanno pensare più all’internazionalismo che all’identità nazionale. Il suo italiano-tipo è Balotelli».
Quindi un militante di destra deve andare in Toscana, non in Romagna.
«La nostra festa è l’appuntamento con chi rivendica il primato della coerenza e che ha le proprie cose da dire alla politica, compreso quel Pdl che ci ha messo tre anni per scoprire chi è Gianfranco Fini. Noi lo denunciammo nel 2007: Fini è quello che ha costretto tante persone ad andarsene da An, quello che ha sciolto il partito che aveva creato in cinque minuti per confluire nel Pdl, quello che non spiega perché ha venduto a una società off-shore un pezzo del patrimonio del partito che ha fatto la fine che sappiamo. Fini non merita solidarietà. Anzi, è lui a doverci le sue scuse».
Ma lei Fini, in questa estate maledetta, lo ha sentito?
«No, anche se avrei voluto. L’ho sfidato a un confronto aperto, inutilmente. Gli volevo proporre otto domande semplici, ma in fondo mi sarei accontentato anche di fargliene due».
Che fa, le domande a piacere come agli studenti in difficoltà?
«Macché domande a piacere, le mie erano domande a dovere. Uno: perché per alienare un patrimonio del partito non si è ricorsi all’immobiliare più vicina ma a una società off-shore? Due: perché poi in quell’immobile ci è finito un parente?».
Qualcuno dice: solo gossip.
«Sì, c’è chi cerca di derubricare a gossip quello che è accaduto quest’estate, ma manco per idea. È una grande e grave questione politica».
Sa che oltre 150mila italiani ci hanno scritto per chiedere di mandarlo a casa?
«Sono solo quelli che hanno voglia di esporsi, e sono già un’enormità. Dico io: se ciascuno di questi italiani prende gli articoli per i quali Fini ha sporto querela e li “posta” sulla rete a proprio nome, che facciamo, un maxiprocesso?».
A proposito di rete, il web è pieno di messaggi per organizzare pullman diretti domenica a Ponte Buggianese. Nemmeno uno per Mirabello, a parte quello di fantomatici contestatori denunciato da Generazione Italia.
«Se avesse cercato bene qualcuno ne avrebbe trovato pure per Mirabello. Ma non è quello il punto: il punto è lo spirito. Da noi si viene con gioia, a Mirabello si va con tristezza. Del resto, a proposito di tristezza...».


Dica, dica...
«Non è certo un caso se la sigla di Fli richiama subito Follini».
Già, sembra proprio il codice fiscale di Follini...
«Buona questa: il codice fiscale di Follini...».

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