Stefano Vladovich
Il cugino le aveva trovato un posto di lavoro in un bar di Roma. Arrivata in Italia, però, Anna I., 16 anni appena compiuti, prima era stata violentata in un bungalow di un campeggio di Anguillara, poi era stata costretta a battere il marciapiede sulla Cassia. Fin quando, sabato scorso, le lacrime della giovane romena non hanno finito per impietosire un automobilista di passaggio, Lino A., 53 anni di Capranica, che lha accompagnata alla caserma dei carabinieri di Campagnano. E qui, davanti ai militari, in un italiano a dir poco stentato, la poveretta ha ricostruito la triste vicenda.
È il 4 maggio quando Anna sale su un pullman a Galati, in Romania, alla volta della capitale. Suo cugino, Maricel C., 22 anni, le ha promesso unoccupazione dignitosa. Dopo una giornata di viaggio arriva a Roma e ad attenderla cè Maricel. I due raggiungono un connazionale, Mihait M. di 27 anni, addetto alla sorveglianza in un supermercato e con lui raggiungono un campeggio della cittadina sul lago di Bracciano. Poche ore per riposare poi la triste realtà: nessun lavoro come cameriera. Anna già dalla mattina di sabato deve guadagnarsi da vivere facendo la prostituta.
«Anna prova a ribellarsi - spiegano i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Bracciano - ma il cugino, per tutta risposta la lascia sola in una stanza del prefabbricato con lamico. Il ventisettenne, armato di una pistola a gas caricata con proiettili di piombo, la violenta selvaggiamente». Il giorno dopo Anna viene svegliata presto e costretta a vestirsi con una minigonna trasparente. Equipaggiata a dovere, ovvero con una scorta di profilattici, viene lasciata sulla via Cassia tra Roma e Viterbo. Passano le ore, Anna manda via ogni eventuale cliente. Piange e si dispera soprattutto quando il cugino, quando passa sul luogo di lavoro della ragazza per riscuotere il denaro da lei guadagnato, si accorge che non ha lavorato affatto. «Se non fai quello che ti dico, torno e ti taglio la gola», la minaccia di Maricel, resa più esplicita da un coltello a serramanico.
Così, Anna resta nellarea di sosta con il terrore in volto fino a quando arriva Lino, un padre di famiglia che, commosso da quella ragazza, si ferma per capire cosa stia accadendo. Non capendo una parola del racconto della ragazza, la convince a salire sulla sua auto e a seguirlo dai carabinieri. «Il racconto della giovane era confuso - spiegano ancora i carabinieri - perché la ragazza era sotto shock. I fatti, poi, si erano susseguiti con una tale rapidità da impedirle di focalizzare bene luoghi e volti».
I militari di Campagnano e di Bracciano, ricostruita alla meglio la vicenda, battono palmo a palmo la zona fino ad arrivare al camping sul lago. Uno dopo laltro, gli inquirenti trovano tutti i riscontri con ciò che ricorda la poveretta. Non resta che scovare i due romeni.
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