La storia che dobbiamo proteggere

La notizia del giorno è che anche il Teatro Filodrammatici resterà senza sede - ossia rischia seriamente di chiudere - poiché la proprietà non intende rinnovare il contratto d'affitto.
Significa che anche il Filodrammatici rischia di non esistere più. Ormai questo genere di notizie è all'ordine del giorno, a Milano, e sarebbe ora di affrontare il problema che pongono. Il problema è questo - lo illustro con un aneddoto.
Una certa persona (il fatto è realmente accaduto) doveva vendere un immobile. La cifra era piuttosto alta. I primi che si sono offerti di acquistare, senza trattare sul prezzo, sono stati due signori che erano disposti a versare l'intero importo al momento del rogito, purché fosse in contanti e in franchi svizzeri.
Questa persona, imbarazzata, chiede se questo comporti dei problemi al momento del cambio. I signori, gentilmente, rispondono che si può fare una prova: al compromesso gli daranno una certa cifra, che lui provvederà a cambiare. Se ci saranno problemi, si cercherà un'altra via.
Questa persona chiede ai due signori se desiderano vedere l'immobile prima di acquistarlo. Gli rispondono che di vedere l'immobile non gl'importa niente. Il lettore capirà facilmente che, con un certo numero di individui così in giro per Milano, sarà difficile conservare il mercato degli acquisti e degli affitti entro un limite ragionevole. Se un bar deve spendere una fortuna in affitto, quanto dovrà costare, poi, un caffè? Se un teatro dovrà svenarsi con l'affitto, quanto costerà, poi, il biglietto?
Tutto questo ci conferma nel sospetto che a Milano esistano poteri enormi completamente fuori controllo.

Il guaio è che, se non si pone un argine, tra non molto teatri e locali storici si trasformeranno in tante cravatterie, maglierie e paninoteche.
Perciò è fondamentale che ogni cittadino si ponga la domanda «che Milano voglio, io?». E s'impegni di conseguenza.

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