La Storia fatta con i "Se" piace tanto ai totalitarismi

Il nazismo ha vinto la guerra o no? Il saggio dell'autore di "Limonov" fa il punto su un genere spesso ambiguo

La Storia fatta con i "Se" piace tanto ai totalitarismi

E se Hitler avesse vinto la Guerra? E se Mussolini non fosse stato ucciso? E se JFK fosse sopravvissuto all'attentato? E se la Chiesa Cattolica avesse schiacciato la Riforma Protestante? «What if» dicono gli autori di fantascienza («Che cosa sarebbe successo se?») dell'ucronia (dal greco «nessun tempo») o, come la definiscono gli scrittori americani- dagli anni '50 del '900 i maestri del genere - «storia controfattuale». La parola fu coniata, con riferimento letterario, nel 1876 dal filosofo francese Charles Renouvier per indicare «una storia apocrifa dello sviluppo della civiltà europea, quale avrebbe potuto essere e non è stata». Di certo, soprattutto oggi, una corrente letteraria che, al di là di ogni complottismo, ci impone degli interrogativi non da poco. Ma «che nasca dal rimpianto o dalla ribellione, da un credo filosofico­religioso o dall'attrazione per gli infiniti possibili, ogni opera ucronica è destinata a falcidiare certezze, a dinamitare la nostra visione del mondo, perché insinua il dubbio che la storia sia un gigantesco trompe l'il e che anche la più confortante realtà possa di colpo vacillare, spalancando abissi angosciosi». Queste le parole di Emmanuel Carrère in Ucronia, saggio in uscita per la prima volta in Italia il prossimo 3 settembre per Adelphi (traduzione di Federica Di Lella, Giuseppe Girimonti Greco, pagg. 160, euro 14). Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1986 è tutt'altro che datato, anzi: lo scrittore francese non solo racconta come l'ucronia sia sempre stata una costante nei suoi libri (da I baffi a L'avversario sino a Io sono vivo e voi siete morti, la biografia romanzata su Philip K. Dick) ma ne esamina le implicazioni soprattutto domandandosi: i regimi totalitari applicano ancora oggi la tecnica comunicativa ucronica per imporre una storia controfattuale?

Il titolo originale Le Détroit de Behring richiama allo «stretto di Bering» ovvero la voce che nell'Enciclopedia Sovietica staliniana sostituisce quella dedicata a Berija - il braccio destro di Stalin che gettò le basi per lo sviluppo economico e tecnologico dell'Urss, la dotò della bomba atomica e al tempo stesso organizzò la cosiddetta Grande Purga, centinaia di migliaia di esecuzioni e deportazioni nei gulag degli oppositori al regime. Tanto che lo stesso Stalin lo chiamava «l'Himmler sovietico».

Carrère ci ricorda come nel 1938 lo stesso Stalin lo mise a capo della polizia politica dell'Urss, chiamata Nkvd, dal 1922 sino al 1953, quando venne giustiziato con una pallottola in testa. Eppure di lui nella storia russa non c'è traccia, come non fosse mai esistito, tanto che lo scrittore francese lo trasforma in un simbolo di tutte le censure che il totalitarismo opera per riscrivere la storia.

Carrère sottolinea i rapporti esistenti tra ucronia, romanzo storico, storia segreta e revisionismo anche se quando fu pubblicato, era il suo secondo saggio, venne attaccato perché, come per prendere le distanze dell'argomento, spesso ironizza svilendo il genere ucronico. Malgrado le tesi del libro anticipino appunto le sue opere successive, nella prefazione scrive che spesso è un genere da «svago inutile e malinconico», forse perché cita per lo più romanzi degli ultimi trent'anni, come Philip Roth (Il complotto contro l'America), Michael Chabon (Il sindacato dei poliziotti yiddish), Ian McEwan (Macchine come me) o i romanzi di Philip K. Dick (non citando clamorosamente il suo capolavoro di questo genere: La svastica sul sole. Le origini della ucronia, invece, risalgono addirittura al 27 a.C. in un capitolo di Ab Urbe condita Tito Livio, scrivendo di Alessandro Magno, si chiede: «E se avesse sviluppato il regno macedone dirigendosi verso ovest anziché verso est?». Con il romanzo L'Anno 2440 Louis-Sébastien Mercier già nel 1771 racconta una società ideale in un «altrove» basato non sullo spazio ma sul tempo. Si tratta della prima vera narrazione ucronica: ambientata in un futuro lontano, a Parigi. Nel 2440 i princìpi dell'illuminismo sono ormai applicati con successo e la società è stata riformata, seguendo la Ragione e senza ricorrere a moti rivoluzionari. L'ottimismo di fondo del pensiero illuministico si traduce quindi in un'idea di progresso e di giustizia sociale che trasforma e migliora la vita dei cittadini. Il diritto viene applicato con equità e imparzialità, il re non ha più un potere assoluto sui sudditi, la religione è separata dal governo dello Stato, ciascuno ottiene onori e cariche pubbliche per le proprie capacità e non per i meriti degli antenati: nel romanzo si anticipano dunque molte delle riforme introdotte pochi anni dopo dalla Rivoluzione francese.

Nel 1836, Louis Geoffroy scrive Napoléon et la conquête du monde Histoire de la monarchie universelle 1812-1832 dove Napoleone sottomette la Russia, invade l'Inghilterra e diventa il sovrano di tutto il mondo. Poi c'è la raccolta di saggi If It Had happened Otherwise curata da J. C. Squire (1931), insigne storico che invitò autorevoli personalità politiche e culturali dell'epoca a cimentarsi in fantasiosi esperimenti ucronici. Partecipò anche Winston Churchill che, per l'occasione, rappresentò un diverso esito della battaglia di Gettysburg, diventando così autore e personaggio dell'opera.

Anche gli italiani si sono cimentati nel genere, ad esempio Guido Morselli con Contro-passato prossimo, romanzo del 1975 dove lo scrittore immagina che la Grande Guerra veda trionfare gli sconfitti e soccombere i trionfatori. Agli sfiancanti, atroci e inumani scontri di trincea e ai massacri perpetrati grazie all'uso dei gas, Morselli sostituisce la fulminea perfezione della Edelweiss Expedition, capolavoro strategico-tattico che permette all'Austria, quasi senza colpo ferire, di occupare l'Italia settentrionale e imprimere una svolta decisiva al conflitto.

Di certo i migliori romanzi ucronici sono stati scritti negli anni '50 soprattutto da scrittori americani, ma per questo vi lasciamo ai consigli dati in Ucronia.

E se in Francia il libro di Carrère non ha avuto grandi riscontri l'ucronia resta un genere che, qualsiasi cosa se ne pensi, ci invita a riflettere: La storia non è sempre quella che ci raccontano e che ci insegnano nei libri di scuola. Come scrive Philip K. Dick: «Il problema non è che posso affermare che sia andata diversamente da quel che scrivo, ma è che nessuno può davvero dimostrare il contrario».

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