Issate la Jolly Roger: il codice pirata dei sommergibili inglesi

Nata nelle fila della Marina inglese, e osservata nel dopoguerra anche sui sottomarini statunitensi, quella di issare la bandiera dei pirati al rientro da una missione è forse una delle più singolari tradizioni di guerra ancora in vigore: un codice per vantare successi che resteranno segreti

Issate la Jolly Roger: il codice pirata dei sommergibili inglesi

Uno smuoversi d’acque in prossimità del porto, il periscopio affiorante, vuota la zavorra ed emerge il ponte provato da mesi di atmosfere pesanti, acque algide e buie, immersioni repentine appena scorto un aereo grigio nel cielo. Si apre il boccaporto. Il comandante esce avvolto nel suo collo alto di corposa lana bianca inumidita. Barbe lunghe, marinai dalla pronta risposta. Si issano le insegne e un drappo nero sormontato dalla testa di morto che poggia su due tibie si presta al vento: una Jolly Roger dei pirati sventola da un sottomarino della Royal Navy. Accanto, sulla stoffa nera, compaiono sciabole, barre, galloni e croci. Cosa vorrebbero significare quei simboli?

È il codice dei sommergibilisti. Tradizione centenaria della Marina britannica nata nel primo anno del XX secolo per fare le rime al lord dell’Ammiragliato Arthur "Tug" Wilson, che nel 1901 definì “subdolo, scorretto e dannatamente anti-inglese” l’impiego dei sommergibili nella guerra navale. Egli dichiarò al tempo che, nel caso si fosse combattuta una guerra a quelle condizioni, avrebbe fatto di tutto per catturare gli equipaggi dei sottomarini nemici, per impiccarli come pirati.

La guerra venne, e la Royal Navy dovette cedere all’uso dei sommergibili in battaglia, e quando tredici anni più tardi il sommergibile britannico Hms E9 affondò con una salva di siluri ben piazzati il primo incrociatore tedesco al largo di Helgoland, l’Sms Hela, il comandante Max Horton si ricordò le parole dell’Ammiraglio Tug Wilson. Di di ritorno sulle coste dell’Essex ordinò quindi di issare sulla torretta una Jolly Roger. Il sommerginile vittorioso rientrava fiero alla base navale di Harwich con un equipaggio pirata.

Quella di issare la Jolly Roger, o “Skull and Crossbones", diverrà così una consuetudine, gesto imitato dagli altri comandanti di sommergibili per tutta la durata della grande guerra nonostante la contrarietà dell’Ammiragliato, fino a rendersi ‘tradizione’ di tutte le unità sottomarine della Royal Navy di ritorno da una missione che aveva riportato una vittoria o un qualche genere di successo. Dapprima gli equipaggi segnavano semplicemente il numero delle navi affondate, ma ben presto una serie di simboli furono scelti per segnalare il successo conseguito dall’unità: un piccolo aereo se il cannoncino antiaereo avesse centrato e abbattuto un velivolo nemico, una barra se un siluro andava a segno su naviglio nemico e lo affondava – bianca per i mercantili e rossa per le navi da guerra -, cappa e spada per aver preso parte ad un operazione segreta, una testa di montone se si era speronato un vascello nemico e così via. La tradizione tornò in auge durante i secondo conflitto mondiale, stabilendo che la bandiera venisse issata al ritorno in porto e ammainata al tramonto – divenendo il momento di gloria di uomini che combattevano una guerra al buio degli oceani, in ambienti claustrofobici, spesso distanti dal mondo circostante per lungo tempo.

Le decorazioni delle Jolly Roger, la bandiera usata dai pirati inglesi nel Mar dei Caraibi tra il XVII e il XVIII secolo, il cui nome deriverebbe dall’espressione dei marinai francesi "Joli Rouge", poiché le prime bandiere dei pirati erano "rosse" e venivano issate quando la nave pirata non intendeva "lasciare quartiere" al nemico, erano un modo per ammazzare il tempo nelle lunghe ore di immersione. Ai simboli standard, utilizzati di solito dalla Royal Navy, si aggiunsero presto stemmi più singolari: la primula rossa, per esempio, che venne applicata da un equipaggio dopo aver accompagnato segretamente un agente segreto francese, scelta in onore dei romanzi di spionaggio della baronessa Emma Orczy, o una cicogna, quando un comandante apprese di essere diventato padre mentre era in missione.

Ben noto divenne l’asso di picche che comparve sul vessillo del comandante dell’Hms Sickle, James Drummond. Impegnato nell’affondare un vascello nemico al largo di Cap-Ferrat, sud della Francia, nel maggio del 1943, lanciò più di una salva di siluri e uno di questi puntò dritto sugli scogli antistanti un casinò di Monte Carlo. Si dice che il grande botto abbia spalancato diverse finestre, così Drummond divenne noto come tra i comandanti di sommergibili com“The man who broke the bank at Monte Carlo” (canzone popolare in Inghilterra cantata da Charles Corbon, ndr). La cappa e spada più celebre invece rimase quella dell’Hms Seraph, che portò termine la leggendaria Operazione Mincemeat.

La tradizione, adottata anche dall’Us Navy, sopravvisse ai conflitti mondiali e proseguì nella guerra delle Falkland, quando l’ Hms Conqueror issò la Jolly Roger rientrando a Faslane dopo aver affondato l’incrociatore leggero Ara General Belgrano, passando così alla storia come l’unico sottomarino nucleare ad aver affondato una nave nemica. Più recentemente l’Hms Splendid e l’Hms Turbulent hanno esibito le loro insegne per aver compiuto attacchi con missili da crociera Tomahawk in Iraq. Lo stesso avvenne per l’Hms Triumph, che nel 2011 ha esibito i missili lanciati e andati a segno contro i sistemi antiaerei del colonnello Geddafi per permettere ai Tornato della Raf di condurre in tutta "sicurezza" i raid sulla Libia.

Per i comandanti di sottomarini, la Jolly Roger rimane “l’unico riconoscimento pubblico di ciò che abbiamo compiuto”, anche se spesso, soprattutto al giorno d’oggi, si tratta di missioni troppo segrete anche per poter essere esibite in codice. Per questo le Jolly Roger rimangono sottocoperta anche al rientro alla base.

Ciò nonostante, questa particolari bandiere sono e restano la cosa più importante per l’equipaggio, che anche senza issarle, esibisce con fierezza i successi e onora questa tradizione della marina così durevole e amata dai pirati dei sommergibili.

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