Storico passaggio di mano per la struttura di Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Nato 31 anni fa, ospita ogni stagione tre milioni di visitatori Gardaland diventa Usaland per 500 milioni Il parco giochi numero uno d’Italia acquistato dagli am

Mirabilandia, a Ravenna, è già da un anno in mani spagnole

Nino Materi

A Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona, arrivano gli americani. E qualcuno già teme che un giorno Gardaland sia ribattezzato Usaland, con la verde mascotte Prezzemolo riciclata in Parsley (prezzemolo, in inglese) magari tutta dipinta a stelle e strisce.
L’Italia dice infatti addio a un altro dei suoi gioielli custoditi nel forziere dei parchi giochi: un tesoro composto da 132 «divertifici» che producono fatturati milionari in crescita del 7 per cento a stagione.
Un eden fatto di migliaia di attrazioni visitate ogni anno da decine di milioni di persone. Target di riferimento, la famiglia tipo: padre, madre e figlio. E per chi ha la sfortuna di una prole più numerosa sono guai, considerato che il prezzo del biglietto va dai 30 euro in su; costo al quale vanno aggiunte tutte le altre spese «voluttuarie» che vanno dai panini alle bibite, dai gadget agli show extra e che fanno lievitare il conto di fine giornata a livelli astronomici. Insomma, un business da mille (euro?) e una notte che non poteva passare inosservato agli occhi dei numeri uno della disneylandmania.
Risultato: il più grande parco divertimenti a tema d’Italia (ogni anno tre milioni di biglietti venduti) passa agli statunitensi del fondo Blackstone, dopo che gli spagnoli di Parques Reunidos già avevano soffiato agli italiani il controllo di Mirabilandia, divenuto ormai il simbolo fun di Ravenna.
L’operazione era nell’aria da tempo e non senza difficoltà il gruppo americano, che gestisce una trentina di queste cittadelle del divertimento, è riuscito a spuntarla mettendo sul piatto un’offerta che supererebbe i 500 milioni di euro.
Il colosso finanziario Usa, già titolare di Legoland e Merlin Entertainment, ha siglato un memorandum di intesa con Andrea Bonomi di Investindustrial e Aletti Merchant (Gruppo Banca Popolare di Verona e Novara), comproprietarie del parco attraverso una catena societaria che ha per vertice il veicolo Cornel, di cui detenevano il 45 per cento a testa. A sua volta Cornel possedeva Theme parks holding (Tph) la società proprietaria del 90,8 per cento di Gardaland.
E proprio sul parco di Castelnuovo del Garda - nato 31 anni fa e che oggi conta tre milioni di visitatori all’anno con un giro d’affari da 100 milioni di euro e un margine operativo lordo di circa 41 milioni di euro - si erano appuntate in passato le attenzioni del sultano del Dubai: attraverso Madame Tussauds, il museo delle cere londinese controllato dalla Dubai InternationalCapital del principe Mohammed bin Rashid Al Maktoum, erano stati avviati colloqui fin dall’ultimo scorcio del 2003 sulla base di un’offerta di circa 500 milioni di euro.
Ma la proposta è stata sempre rinviata al mittente: «Gli affari vanno bene e quindi non abbiamo intenzione di vendere», spiegavano fino a quest’estate alla società del marchio legato alla mascotte del drago Prezzemolo.
Poi, le presunte difficoltà di gestione, e forse le tensioni con i soci di minoranza, avrebbero fatto cambiare idea ai vertici di Gardaland spingendoli a passare la mano a un esperto del settore. L’operazione sarebbe già stata notificata l’11 ottobre all’Antitrust che non avrebbe riscontrato ostacoli al piano di concentrazione dando tempo fino al 20 ottobre per la segnalazione di eventuali rilievi.


Intanto a Gardaland, fino al primo novembre, si festeggerà Halloween con zucche, streghe volanti, scheletri, pipistrelli, vampiri, zombie, spaventapasseri: una coreografia mostruosa particolarmente apprezzate dai nuovi proprietari americani.
A loro i bimbi di Gardaland rivolgono una sola domanda: dolcetto e scherzetto?

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