La metamorfosi dello sport

Insieme con lo smartworking, la pandemia ha infatti sdoganato cose meno serie come praticare fra quattro mura sport che di solito avevano bisogno di spazi aperti

La metamorfosi dello sport
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Speriamo che la prima di domani del golf professionistico al chiuso sia un successo, che la tecnoleague decolli, che Tiger e Rory siano più fortunati di quell'imprenditore che anni fa aprì un campo di golf virtuale in un magazzino. Forse il poveretto era troppo in anticipo rispetto ai tempi, si diceva che fosse uno avanti anni luce, e infatti alla medesima velocità presto si schiantò. Al posto del campo golf virtuale c'è oggi un giro pizza. Molto ben avviato, tra l'altro. Ma Tiger Woods e Rory McIlroy sono una garanzia. E poi i tempi adesso sono maturi per la commistione tra virtualità e realtà che trasforma nobili sport in qualcosa che assomiglia alla pizza di plastica.

Insieme con lo smartworking, la pandemia ha infatti sdoganato cose meno serie come praticare fra quattro mura sport che di solito avevano bisogno di spazi aperti. La F1, con il campionato fermo per il virus, aveva introdotto degli e-gran premi sostitutivi trasmessi in tv con tanto di telecronache cui partecipavano piloti veri, puntualmente battuti dai nerd dei videogiochi. E così il ciclismo e così molti altri. Da tempo nobili discipline praticate su spazi chilometrici stanno sperimentando con successo l'utilizzo di simulatori sempre più sofisticati per consentire ai propri atleti di conoscere chi le monoposto e i circuiti, chi le tappe di una o più corse, chi i campi di golf e le difficoltà delle buche da affrontare.

La TGL, la Techno golf league, la lega a sei squadre al via domani in uno stadio di Palm Beach, su un'area pari a 4 campi di basket, ha per l'occasione allestito ovunque supermegaschermi e sensori e console di controllo e pulsanti capaci, per la gioia del pubblico in tribuna, di proiettare ovunque campi da mille una notte: dai prestigiosi Open a improbabili 9 buche su vulcani o fra i templi dell'antichità. Per cambiare scena è sufficiente un click che al confronto il ponte oleogrammi di Star Trek sembra una figurina in bianco e nero. Obiettivo dichiarato: avvicinare quel pubblico pigro che di solito non va sui campi e creare uno show concentrato tipo basket Nba per la gioia degli investitori pubblicitari. Oltre a Tiger e Rory, in veste di padrini e principali finanziatori, la commistione virtuale e reale ha ottenuto il sostegno, anche economico, di molti big dello sport. Circolano i nomi di Lewis Hamilton, Shaquille O'Neal e Serena Williams giusto per citarne alcuni. Tiger, Rory e gli altri fondatori dicono di non voler far concorrenza al circuito ufficiale PGA Tour, e di questo c'è ovviamente da essergli molto grati.

Quel che non dicono è cosa ne sarà del senso stesso di uno sport da sempre non sport che, al contrario degli altri, aveva fatto della camminata rilassante, del buon vivere sempre all'aria aperta e del giro vita abbondante i propri simboli. Prepariamoci a una metamorfosi sgraziata. A meno che non finisca tutto in un giro pizza.

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