Strage di elefanti, è giallo. "L'ipotesi batteri non basta"

I biologi non si spiegano perché solo i pachidermi si sarebbero avvelenati con l'acqua contaminata

Strage di elefanti, è giallo. "L'ipotesi batteri non basta"

La strage è cominciata a luglio. In Botswana, da quel mese all'attuale di settembre, sono morti quasi 350 elefanti. Questa nazione ospita un terzo della popolazione africana di questi pachidermi e mai si era registrata una mortalità così elevata in breve tempo. Sono mesi che le autorità cercano la vera causa di questa tragedia, per una specie già abbondantemente sottolineata nel libretto rosso sulle specie in via d'estinzione che il World Wildlife Found tine aggiornato. Il Botswana ha la più grande popolazione di elefanti del mondo, oltre 100.000 esemplari e la scoperta di altri soggetti deceduti nel confinante Zimbabwe, ha fatto pensare che l'origine andasse cercata in una malattia contagiosa causata da microorganismi per il momento ignoti. Poi però in Zimbawbe tutto si è fermato, mentre i pachidermi continuavano a morire in Botswana. Qualcosa non quadrava.

Gli elefanti camminano in circolo e sembrano storditi prima di cadere improvvisamente morti, a volte faccia a faccia. Nessuno sa perché. I sintomi depongono per una malattia rapida e inesorabile. Il comportamento bizzarro e l'enorme numero di morti suggeriscono agli esperti che è improbabile che la colpa sia di malattie note per affliggere gli elefanti selvatici, come la tubercolosi che pure miete un certo numero di vittime, ma con lentezza.

I pachidermi morti hanno le zanne, il che esclude il bracconaggio per l'avorio. Eppure il bilancio delle vittime continua a crescere. «Dal punto di vista della popolazione non è una situazione drammatica, anche se il numero dei morti in così breve tempo è impressionante» afferma Markus Hofmeyr, veterinario della fauna selvatica ed ex capo dei servizi veterinari del Kruger National Park. «Tuttavia, è importante che venga fatta una diagnosi per assicurarsi che la situazione, qualunque ne sia la causa» non ci sfugga di mano.

«Sono stati uccisi da cianobatteri produttori di tossine nelle pozze d'acqua» è la spiegazione ufficiale delle autorità sanitarie, ma questa spiegazione non soddisfa alcuni ambientalisti che sospettano un intervento umano e puntano il dito contro i bracconieri, responsabili negli ultimi decenni della morte di un numero imprecisato di elefanti a causa delle zanne e dell'avorio. Ma stavolta gli elefanti hanno le zanne e questo sembra scagionare un intervento umano doloso. I cianobatteri si trovano abitualmente nell'acqua, ma non tutti producono tossine. Gli scienziati temono che il cambiamento climatico indurrà i batteri a produrre più tossine man mano che la temperatura dell'acqua aumenta e le condizioni diventano più favorevoli alla crescita dei batteri. Le autorità insistono, nelle loro conferenze stampa, su un evento naturale ed escludono decisamente il bracconaggio. Gli ambientalisti però hanno una domanda non peregrina per le autorità (che non sanno rispondere). Se è in pozze d'acqua o era in pozze d'acqua, perché sono stati colpiti solo gli elefanti?» ha chiesto alla CNN Keith Lindsay, un biologo della conservazione, la cui ricerca si concentra sugli elefanti. E la risposta la dà lui stesso. «L'unica cosa che gli elefanti fanno che le altre specie non fanno è che vanno a cercare raccolti nei campi degli agricoltori», ha detto Lindsay.

«Se gli agricoltori immettessero del veleno in

determinati posti, gli elefanti assumerebbero quella tossina e poi tornerebbero alle loro pozze d'acqua. Questo è più probabile dei cianobatteri come causa di morte». Qualunque sia la causa sarà bene venga accertata molto presto.

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